A BOLOGNA È SEMPRE VERGOGNA

A BOLOGNA È SEMPRE VERGOGNA

(Scritto da Gabriele Adinolfi; giovedì 2 Agosto 2012)

Trentadue anni di rifiuto di ricerca della verità

Dopo trentadue anni ancora nessuna verità su Bologna.

Tre colpevoli politici scelti con disinvoltura tra chi doveva già scontare tanta galera e una targa bugiarda da esibire come un trofeo.

Un soviet comunista a guardiano del sangue comune che, con incommensurabile arroganza, da una parte impedisce che si apra qualunque indagine seria e dall’altra piagnucola puntualmente venendoci a raccontare che “non si conoscono ancora i mandanti”.

Eppure, se si fosse mai interessato a scoprire esecutori e mandanti di quella strage epocale, se non altro avrebbe dovuto provarci.

Bastava poco. Iniziare a indagare sui depistatori, tutti dirigenti di vari servizi, e chiedersi cosa unisse quella gente, italiana, francese e americana, in quell’impegno deviante.

Avrebbe dovuto anche chiedersi perché mai i depistatori si accanissero a deviare sempre ed esclusivamente sui fascisti. Cosa che a una persona obiettiva e raziocinante non poteva che suggerire la scoperta dell’acqua calda: perché lì non c’era e non c’è niente da trovare e per questo si dovrebbe indagare altrove.

Qualche anno fa fu proposta una svolta da Pellizzaro, sostenuta da Area, che additava una pista Carlos, Kramm, Fröhlich, palestinesi.

L’impianto, così com’era stato presentato, faceva acqua ed era anche pericolosamente avviato a conclusioni non condivisibili.

Ma c’era qualcos’altro, come la pista parallela e intersecata intravista da Raisi, che magicamente riporta alla solita Hypérion parigina. Quell’agenzia del terrore controllata al contempo da servizi francesi, americani, israeliani, tedeschi dell’est e dell’ovest. 

Quell’agenzia a copertura internazionale e a gestione sovranazionale aveva una costola, dal nome Crise, che operava nel Vicino Oriente appoggiando e armando le fazioni anti-Arafat con il beneplacito e la regia del Mossad.

L’intervento di Crise e d’Hypérion nel quadro lo rende finalmente più comprensibile, facendo dello stesso gruppo Carlos un elemento giocato e inserito in una sciarada ben congegnata nella quale fu incastrato senza preavviso né consapevolezza. Chiamato lì per potere, in effetto domino, andare a sbaragliare pezzo a pezzo una struttura oramai giudicata desueta e superata in virtù di un salto in avanti nella strategia di ristrutturazione che proprio in quei mesi prevedeva il compimento della guerra terroristica e la capitalizzazione dei suoi effetti.

E non basta: quella strage, come accaduto per altre, ad esempio quella di Londra nel 2007, molto probabilmente avvenne all’insaputa dell’artificiere (verosimilmente un italiano antifascista) ed è plausibile che fu provocata appositamente da coloro che ne trassero il massimo giovamento.

Ma tutto questo non può essere affermato; perché i padrini di quel massacro – e di tutti i massacri – in parte sono ancora vivi e contano parecchio.

Non può essere affermato perché le strutture sovranazionali che quella strage architettarono o permisero e comunque coprirono, sono le stesse che oggi fanno da supervisione ai “governi tecnici”.

Non è possibile perché il partito comunista, essendo supervisore e garante all’epoca dei servizi segreti italiani (che ben sapeva essere pidduisti), fu, nel migliore dei casi, omertoso e complice. Se non fu qualcosa di molto peggio.

Ed il suo soviet al completo, oggi come da trentadue anni a questa parte, preferisce inscenare la solita cerimonia a celebrazione dell’assoluto nulla, bene attento ad esprimere però sdegno per lo stato delle indagini. E’ un comportamento tipico dell’ipocrisia di cui quella cultura è maestra. Ostentando moralismo e senso civico questi signori calpestano cinicamente e spregiudicatamente l’etica e la verità. E s’incoronano puntualmente in commemorazioni da tempo degenerate in sagre, perpetrando la menzogna che più fa comodo al loro apparato. E a quelli che lo sovrastano e che lo dominano, dominando anche tutti noi, per il frutto di tante porcherie tra le quali spicca la strage di Bologna.

Trentadue anni di rifiuto della ricerca della verità.

Fonte: Noreporter

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