CASO MARÒ: NESSUNA BUONA NOTIZIA…ANCORA!

Ai primi di agosto sembrava aprirsi uno spiraglio di luce, almeno sul versante giustizia italiano, con la decisione della Procura di Roma di archiviare il fascicolo a suo tempo aperto a carico dei due Fucilieri di Marina trattenuti in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori.

Notizia non di poco conto dato che la decisione del Procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo cambiava completamente il quadro della situazione dal punto di vista giudiziario: in Italia i due marò non sono più accusati di nulla. Il motivo? Presto detto: dopo due anni e mezzo e dopo due richieste della magistratura italiana le autorità indiane non hanno inviato alcun documento processuale di prova o di indizio sulla colpevolezza dei due militari italiani in ordine alla morte di due pescatori sulle coste del Kerala.

Dall’India nessuna risposta all’Italia a livello di magistrature, un gesto non propriamente rispettoso, che potrebbe anche significare l’incapacità da parte indiana di certificare, con elementi di prova o indiziari, le accuse nei confronti dei nostri due militari.

Sono bastati però pochi giorni a vanificare questo passo in avanti verso la complicata soluzione della vicenda, con l’annuncio da parte del procuratore capo del Tribunale di Roma Giuseppe Pignatone che il procedimento presso la Procura di Roma a carico di Latorre e Girone non è stato archiviato, ma è fermo, in attesa che l’autorità indiana dia corso alle commissioni rogatorie da tempo presentate, e già sollecitate. Affermazione questa che va a smentire quella precedente del titolare del fascicolo Giancarlo Capaldo.

Quindi i due marò restano inquisiti in Italia per duplice omicidio, nell’attesa che i giudici indiani ci degnino di considerazione. Questa l’amara realtà, a cui si unisce il sospetto sempre più forte che Massimiliano e Salvatore siano ostaggio di questioni economico/industriali tra India e Italia e di propaganda politica interna indiana, come da più parti sostenuto.

Intanto si profila all’orizzonte lo spettro della pena capitale per i nostri militari, come riportato dal Times of India (notizia ripresa in Italia da Il Giornale), secondo cui il Ministero dell’Interno ha dato il via libera al “Sua Act”, la legge antipirateria che prevede l’impiccagione per chi in mare «(…) causa la morte a qualsiasi persona (…)». Il pericolo è concreto, anche se più volte ufficialmente smentito. Molto si gioca nel fronte indiano sulle divergenze tra Estero e Interni circa la legge da applicare al caso dei marò.

Sul fronte italiano invece il nostro auspicio è che, di fronte all’ennesimo affronto, il governo abbandoni la fin qui fallimentare linea morbida, con l’adozione di contromisure concrete, forti e chiare, e con il coinvolgimento indispensabile degli organi internazionali.

Noi affermiamo ancor più forte che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone devono tornare in Italia.

Baltikum

Riportiamo a casa i nostri Marò_bassa

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