DRIEU ARISTOCRATICO E GIACOBINO

Venerdì 5 settembre s’è tenuta presso la sala conferenze della Domus Scaligera l’interessante presentazione libraria “DRIEU. Aristocratico e giacobino”, ultima fatica editoriale frutto della penna di Antonio Serena.

Il testo rappresenta un’ottima occasione per stimolare ed approfondire la conoscenza di uno dei grandi scrittori del ‘900, Pierre Drieu La Rochelle (1893-1945), un eretico, un maledetto, uno dei tanti intellettuali tentati dai totalitarismi del secolo scorso, vittima di mistificazioni, censure ed oblio.

Nonostante la damnatio memoriae, però, la sua importanza e la sua grandezza è stata implicitamente riconosciuta nel 2012 con l’inserimento della raccolta “Récits, Romans et Nouvelles” in una delle collane più prestigiose al mondo, la Bibliothèque de la Pléiade.

Un’ora di informale confronto tra Antonio Serena e il pubblico, ha evidenziato la sorprendente attualità di un autore visionario ed innegabilmente avanti rispetto all’epoca che attraversò (fu probabilmente tra i primi a presagire il cancro dei nostri tempi, il Mondialismo).

La necessità di una Nazione europea federata, la denuncia della mediocrità, dell’anonimità e degli aspetti meramente quantitativi insiti nel modernismo, la ricerca di valori più profondi e più nobili rispetto ai soli parametri economici del profitto, l’idea di decadenza e rinascita (sia sotto l’aspetto fisico sia sotto quello spirituale, dell’Uomo e dell’Europa), l’amore per l’idea di Patria, furono tra le sue principali “ossessioni”.

Un’esistenza, la sua, votata alla cerca continua, una militanza intellettuale esercitata in maniera fine ed attenta, da spirito libero, a cui pagò pegno con il suicidio nel marzo del ’45.

La figura di Drieu, per i notevoli meriti letterari e per le preveggenti intuizioni socio-politiche, andrebbe riscoperta, sondata, riproposta, attualizzata. E come la sua, anche quella di tanti altri fantasmi che si aggirano per i salotti di una cultura votata all’ipocrisia, al conformismo, all’opportunismo di offrirsi al vincitore di turno…Nietzsche, Spengler, Céline, Jünger, Pound, Hamsun, Brasillach, Oriani, Gentile, Heidegger, Schmitt…

“Toni” Serena, ci invita probabilmente a fare questo, per trovare chiavi di lettura che un mondo appiattito, orizzontale, uniforme, oggi non ci può dare.

Baltikum

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«La funzione degli intellettuali, o almeno di un certo tipo di intellettuali, è quella di spingersi al di là dell’avvenimento contingente, di tentare cammini rischiosi, di percorrere tutte le strade possibili della storia. Niente di male se sbagliano. Hanno compiuto una missione necessaria, quella di andare dove non c’è nessuno. Davanti, dietro o di fianco, non ha importanza; basta che sia altrove. Il futuro è fatto da ciò che ha visto la maggioranza e da ciò che ha intuito la minoranza. Una nazione non è una voce unica, è un concerto. È necessario che vi sia sempre una minoranza: noi ne eravamo parte. Abbiamo perduto, siamo stati dichiarati traditori: è giusto. Se la vostra causa fosse stata sconfitta sareste stati voi i traditori […]. Sono fiero di essere stato un intellettuale della minoranza […]. Non ho voluto essere un intellettuale che misura prudentemente le sue parole. Avrei potuto scrivere nella clandestinità (ci ho anche pensato), scrivere in zona libera, all’estero. No, bisogna assumere le proprie responsabilità, entrare in gruppi impuri, ubbidire alle leggi della politica che è sempre quella di accettare alleati spregevoli e odiosi […]. Non mi sono mai sporcato le mani, solo i piedi […]. Siate fedeli all’orgoglio della Resistenza, come io sono fedele all’orgoglio della Collaborazione […]. Non sono soltanto un francese, sono un europeo. Anche voi lo siete, coscientemente o incoscientemente. Ma abbiamo giocato e io ho perduto. Esigo la morte». (da “Racconto segreto – Diario 1944-45”)

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