È TORNATO A CASA RAY BRADBURY: TRA LE STELLE

È morto martedì scorso, il 5 Giugno, all’età di novantuno anni, lo scrittore americano di fantascienza Ray Bradbury; conosciuto dai suoi più affezionati lettori per la vastissima pubblicistica (soprattutto racconti brevi), da pochi invece come sceneggiatore (Moby Dick la balena bianca, del ’56), ma Ray è probabilmente noto ai più per quello che è diffusamente conosciuto come il suo capolavoro, “Fahrenheit 451” del lontano 1953, estensione del racconto breve “The fireman” uscito nel 1951 su una rivista specializzata. Fu il suo romanzo di maggior successo, che molti avranno conosciuto e ricorderanno anche attraverso la trasposizione cinematografica che ne fece il regista François Truffaut nel 1966; nonostante la non riuscitissima resa sullo schermo, “Fahrenheit 451” divenne una pellicola di culto.

Un romanzo, quello succitato, distopico, tra i massimi esempi del genere insieme a “1984” di George Orwell: due emblematiche rappresentazioni di realtà massimamente indesiderabili, ma oggi, purtroppo, quanto mai d’attualità, anzi, ai giorni nostri, tale realtà ha in alcuni casi superato la fantasia visionaria dei due grandi scrittori.

Una capacità visionaria e innovativa che a Bradbury venne riconosciuta anche da Aldous Huxley, un altro gigante del genere fantascientifico.

La distrazione e il controllo delle menti in “Fahrenheit 451” avviene con il rintontimento da schermo, con il bombardamento incessante di vacuità che daranno la sensazione di una pienezza e di una conoscenza in realtà fittizie, e parallelamente con il divieto dei libri e l’eliminazione totale, scientifica, della letteratura. Azzeramento dello spirito critico, della curiosità, della ricerca; risultato: una massa di decerebrati controllati in una realtà virtuale (costituita da moltitudini di dati e informazioni inutili); in una siffatta non realtà, gli uomini della “modernità” sono condannati ad un’esistenza di routine, in cui muoiono la mente e l’anima, lentamente, senza accorgersene. Unica soluzione di salvezza: divenire uomini-libro, memorizzare i contenuti dei libri, per farli vivere e tramandarli, che su di un piano interpretativo sapienziale tradizionale equivale ad incarnare il significato del libro, vivificare il suo senso profondo: trasformare il pensiero in azione!

Proprio per la sua attualità, per la sua immaginifica preveggenza, “Fahrenheit 451” è un romanzo da leggere con gli occhi di un cittadino del 2012, pensando magari ai vari piani di lavaggio delle menti e delle coscienze, alle varie “illustri” prese di posizione e agli appelli censori che hanno contraddistinto in maniera particolare, crescente ed ossessiva (spesso buffa e grottesca) la nostra storia recente.

Grazie Ray per il tuo ammonimento a-temporale.

 Baltikum

 

 

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