ELETTORI ALLO SBARAGLIO

Gli Italiani si sono vestiti da elettori in questo 25, domenica di maggio e sono stati più numerosi del previsto.
Cittadini di questa tormentata Italia, vittima del malcontento, in balia di sordi urlatori senza scrupoli, promesse da marinai che fanno il saluto a un’ isola che non c’è, mentre nel mare nostrum, quello veramente nostrum, galleggiano disoccupati, suicidi, neo-accattoni e famiglie addormentate nelle loro auto.

Chi vota esercita un diritto e forse qualcuno, visto che ultimamente non lo facevamo più, si è sentito un po’arrugginito. Ho immaginato di zoomare su alcuni di questi elettori.
L’ elettore per antonomasia marcia sicuro verso la cabina elettorale, impugnando la scheda elettorale con un’espressione tipicamente elettorale, sguardo impavido, nemmeno un nervo lascia intravedere le sue intenzioni, ma tutto sembra dipendere dal suo voto e lui né è consapevole. Una volta espletate le sue funzioni elettorali ti saluta con un “Buondì” quasi intimidatorio. Chissà cos’avrà votato lui. “El ga lassà la scheda in bianco” dice la nonna “el me la dito al bar”. Al bar? Si al bar e ai giardinetti. E’ lì che sono avvenute le più agguerrite arringhe elettorali e antielettorali. E’ lì che ci si atteggia a politici, anarchici, camerati, vittime del sistema ed esperti politologi, martiri.
C’è chi con il riflesso di 80€ nelle pupille è impenetrabile, qualsiasi cosa tu dica non ti sente “…e ci puoi fare la spesa sfiziosa, il pieno della macchina, la bolletta, comprare il giochino al figlio, il regalo alla moglie”, un risultato irraggiungibile nemmeno con la lobotomia e una volta votato, non si ricorda nemmeno di averlo fatto, o se ne ricorderà più avanti, quando gli ottanta euro li prenderà come pensione.
“ Tiriamo fuori le palle, facciamoci il caffè da soli, basta euro ”…tuona un signore paonazzo. No il caffè no e poi cosa diavolo c’entra il caffè? Forse anche Salvini ci penserebbe due volte a farsi il caffè da solo, il cicorione in tazza grande. E ve la vedete la Merkel in tv “Mmmm Lafazza, deutch spezialitaten”. Il nostro signore paonazzo ha votato per un’Italia sola al mondo, impreparata che finirà per mettersi la foto della Merkel in ogni pubblico ufficio e i soldi per il caffè non ce li avrà nemmeno.
Poi c’è l’attivista, vinciamo noi, tutto in malora, fuori dai coglioni, più semplicemente detto grillino. “Noi arriveremo come un vento…e vi spazzeremo via, vi spiaccicheremo come tante cacchine perché Grillo, si con Grillo, noi vogliamo…ecco…..vaffanculooooo”, ha votato anche lui e per darcene conto ha astutamente documentato la cosa filmandosi in cabina elettorale. Ma l’elettore grillino non è solo questo. In un movimento dove tutti, anche quelli che fino a ieri al posto di leggere i giornali giocavano con successo a Candy Crush, possono da un giorno all’altro occuparsi di politica e mirare a cariche pubbliche, a volte la cosa ti tocca da vicino. “La nostra amicizia va oltre il nostro credo politico” dice l’amica di sempre agitandoti sotto al naso un inquietante santino con la sua faccia fotoshoppata , che spera spingerà la gente a votarla come consigliera comunale penstastellata (aggettivo orribile) di un comune in provincia di Verona. Un senso di soffocamento ti coglie. Ma lei non perde tempo “E’ giunto il momento di cambiare e per cambiare ci vuole una squadra, una squadra di uomini e donne pronta a cambiare, cambiare per migliorare, li mandiamo tutti a casa, fuori dai ….”. Dov’è la mia amica, chi sei tu? Esci da questo corpo! Quando giocava a Candy Crush era più simpatica, più vera, a votare non ci è mai andata e ora mi parla di politica come fosse il pane suo. Lei proprio lei mi diceva di non compromettermi. E ora a distanza di un mese è sparita perché amicizie come la mia possono invece compromettere il suo percorso grillino. Ha votato per la seconda volta nella sua vita. Alla prima ci andò sotto minaccia, avevamo diciotto anni.
I pensieri nostalgici si stoppano bruscamente quando vedo lei, un’esponente del gruppo più singolare degli elettori: i politologi volti al martirio. Dopo essersi dichiarata di destra, dopo aver esposto la sua teoria di una destra unica e sola che vada a raggruppare tutti i gruppi di destra in un clima di pace e armonia fraterna , la signora si contraddice rovinosamente “Io sono costretta a tapparmi il naso , del resto ho fatto una promessa a un caro amico, ma mi tappo il naso.” La signora ha votato tappandosi il naso e speriamo che l’operazione di votare col naso tappato non l’abbia fatta sbagliare simbolo o nominativo ma siamo in una botte di ferro, l’ha promesso a un caro amico. Il problema di alcuni che si definiscono di destra è che lo fanno con troppa facilità, con una convinzione tipica di chi parla troppo e ragiona poco. Se la signora fosse veramente di destra non si tapperebbe il naso, non dovrebbe costringere il caro amico a farla promettere. Non snocciolerebbe teorie utopiche. Valuterebbe il contesto socio-politico e capirebbe che certi concetti si possono attuare solo scegliendo la persona che rappresenti prima di tutto la struttura su cui dovrà poggiare un meccanismo solido, in grado di porsi come guida e come alternativa alla devastazione attuale. Nella mia città questo è avvenuto e il voto ha contribuito a proiettarne l’immagine in un orizzonte anche più vasto, che lascia intravedere in prospettiva sviluppi positivi . Io sono tra gli elettori che hanno votato con in mente il 6 ottobre.

Emma Stepan

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