LA SCALA ARCOBALENO E IL TEATRINO LIBERTARIO

8 marzo 2025

È successo che a febbraio in una scuola di Verona (l’Educandato agli Angeli) uno studente di scuola media, rifiutatosi di salire una scalinata colorata (l’onnipresente “arcobaleno”) in occasione della Giornata contro l’omofobia, si è guadagnato una nota disciplinare.

Ce ne informano gli organi stampa locali e nazionali. La nota disciplinare però, non sarebbe stata motivata dal suo rifiuto di salire gli scalini (per la non condivisione delle istanze Lgbt etc.), ma per la sua condotta non sicura concretizzatasi col salire esternamente la scala aggrappandosi al corrimano, mettendosi quindi in una condizione di pericolo.

I genitori (stranieri) dello studente, che avrebbero scritto una lettera al Ministro Valditara, hanno denunciato pubblicamente che il figlio sarebbe stato etichettato come «omofobo» dal dirigente scolastico, pur non avendo il giovane mai usato – sostengono i genitori – frasi volgari e offensive verso la cosiddetta comunità Lgbt.

La scala “arcobaleno” voleva «promuovere l’inclusività e contrastare le discriminazioni»; quella stessa “inclusività” che si vorrebbe invece negare a chi non si allinea al pensiero degli “inclusivi”, e quella stessa “discriminazione” riservata però a chi non la pensa come agli “anti-discriminazioni”: paradossi e cortocircuiti della neolingua e del pensiero unico omologante a cui la Sinistra è tanto ligia.

Davvero curioso l’intervento sulla vicenda dell’Assessore ai “Diritti Umani” secondo il quale «(…) la scuola educa al rispetto, non all’odio»: è lo stesso Assessore che tempo fa ammiccava all’evidente gesto di rispetto e d’amore di tal Zardini che ebbe l’inaudito coraggio di gettare nel fiume Adige una altrettanto evidentissima non inclusiva e discriminatoria corona di fiori alla memoria del politico veronese Nicola Pasetto? Il Buffolo Assessore e l’eroico Zardini, hanno forse frequentato la stessa scuola?

Sarcasmo a parte, crediamo che reazioni di rifiuto o insofferenza («disgusto, avversione o intolleranza» direbbe lo psicologo George Weinburg che nel 1972 coniò il nuovo termine di “omofobia”) siano antipatie private (più o meno razionali, più o meno motivate) che chiunque deve essere libero di provare, rimanendo ovviamente nel perimetro dei comportamenti di nessuna rilevanza penale, non mettendo quindi in atto azioni criminose.

L’atteggiamento del succitato Istituto comprensivo statale, se rapportato alla giovane età dello studente, ha più il sapore dell’indottrinamento che di altro.

Come ben sappiamo, con la scusa della fantomatica “omofobia” – che è né più né meno un dispositivo sociale di ricatto e di esclusione – nel mirino ci sono altri bersagli, ci sono idee, pensieri ed opinioni.

All’Educandato agli Angeli, con la vicenda della scala arcobaleno, è andato in scena il solito teatrino libertario solo a parole.

Progetto Nazionale – Verona

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