MORTE DI MOUSSA: LA TRAGICA FOTOGRAFIA DI UN FALLIMENTO

Comunicato

Verona, 22 ottobre 2024

Progetto Nazionale Verona non vuole cadere nella tentazione stupida delle demonizzazioni o delle angelicazioni post mortem, a prescindere.

L’uccisione del ventiseienne immigrato maliano Moussa Diarra in stazione a Verona da parte di un agente di Polizia, dovrebbe far riflettere sul fallimento che rappresenta questo tragico epilogo.

Fallimento di una gestione della sicurezza, fallimento di talune utopie dell’accoglienza obbligata e a prescindere.

Troviamo per questo vergognosamente ed untuosamente ipocriti quei richiami alla non strumentalizzazione dell’episodio che provengono dai soliti progressisti che ti fanno la moralina col ditino puntato; in particolar modo quando provengono in maniera assolutamente strumentale ed interessata da quegli amministratori che hanno assunto il ruolo – con le conseguenti responsabilità – di rispondere del buono o del cattivo andamento degli ambiti per i quali hanno accettato le deleghe.

Moussa era arrivato qui quindicenne e clandestino inseguendo un incubo mascherato da sogno. Sì, perché l’illusione che noi si debba accogliere indistintamente chiunque decida di inseguire in Europa “un futuro migliore” può trasformarsi in un incubo, può sfociare in tragedia. Succede in mare, succede nei territori urbani, succede nelle carceri.

La morte reclama il contegno.

Le responsabilità politiche ed ideologiche però meritano la critica serrata che loro è dovuta.

E la responsabilità politica ed ideologica va ricercata non in una “società inumana” e non sufficientemente “inclusiva”, ma nel partito (che a volte è trasversale) complice dei mercanti di uomini; il partito di chi nutre lo sradicamento delle genti, lo sfruttamento dei neoschiavi (oggi spesso per scelta), l’abbruttimento degli uomini e dei luoghi.

Le affermazioni di queste ore di alcuni esponenti della maggioranza del Sindaco Tommasi sono gravissime ed irresponsabili.

Se Moussa è caduto vittima prima ancora che dei proiettili, del disagio, della frustrazione, e del degrado della propria condizione, allora i responsabili morali e politici vanno cercati tra quegli apprendisti stregoni dei no borders dal cui pentolone abbiamo purtroppo visto cosa sgorga.

Che le giovani forze dei Paesi del terzo mondo restino nelle loro terre e contribuiscano col sacrificio allo sviluppo e al benessere delle loro patrie, come fecero i nostri avi.

L’Europa non può accogliere il mondo.

Progetto Nazionale – Verona

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