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RAMELLI, COLOSIO E IL DOVERE ETICO DEL RISPETTO

Il 29 aprile ricorre il quarantacinquesimo anniversario della morte di Sergio Ramelli.

Quest’anno, diversamente dagli altri anni, a causa dell’emergenza Covid-19, non si potrà partecipare alla consueta cerimonia del “Presente” in città a Verona, nella via a lui intitolata nel lontano 1988.

La sua foto, appesa alle pareti della mia vecchia camera da letto, assieme ad altre immagini per me particolarmente significative, ha accompagnato la mia passione ed attività politica fin d’adolescente.

Sergio Ramelli ha rappresentato, e rappresenta, per molti di noi una testimonianza di valori semplici ma eterni: il coraggio, la coerenza, la fedeltà ad un’idea.

Un ragazzo diciottenne come tanti, ma “colpevole” in quegli anni di aver maturato idee politiche di destra nell’apice di un periodo della nostra storia recente in cui valeva lo slogan delle sinistre “uccidere un fascista non è reato”. Spesso aggredito verbalmente e fisicamente, all’istituto tecnico Molinari di Milano dove studiava, dai ragazzi della sinistra extraparlamentare soverchianti per numero all’interno della scuola.

Un crescendo di prepotenze che portò fino al terribile epilogo di quel maledetto 13 marzo 1975. Quel giorno, verso le ore 13, Sergio Ramelli viene aggredito, secondo i canoni di una azione studiata a tavolino, da alcuni ragazzi armati di chiavi inglesi, che si accaniscono su di lui colpendolo reiteratamente fino a lasciarlo a terra esamine. Soccorso da alcuni passanti, verrà ricoverato al reparto Beretta del Policlinico milanese per trauma cranico, ferita lacero-contusa del cuoio capelluto con fuoriuscita di sostanza cerebrale e stato comatoso. Dopo lunga agonia Sergio morirà il 29 aprile 1975.

Ma chi furono quei criminali aggressori? Membri del servizio d’ordine di Avanguardia Operaia della facoltà di Medicina, FUTURI MEDICI, soggetti quindi che non potevano ignorare l’effetto dei violenti colpi inferti al capo o forse, peggio ancora, sapevano bene dove colpire per uccidere.

Il commando omicida era composto da otto persone: sei in copertura agli angoli delle strade e due che colpirono fisicamente.

Gli anni successivi furono assai difficili per le indagini. Solo nel 1985 ci furono i primi arresti di alcuni di quei figuri, ormai diventati medici, padri di famiglia ed esponenti politici dell’ultra sinistra.

La Giustizia iniziò il suo corso il 16 marzo 1987 nell’aula della II Corte d’Assise di Milano, presidente Antonio Cusumano, e si concluse il 22 gennaio 1990 con la sentenza definitiva della I sezione della Corte di Cassazione, presidente Corrado Carnevale. Un iter processuale alquanto rapido per le tempistiche a cui siamo abituati in Italia.

Venne confermata la sentenza di condanna per omicidio volontario che inflisse agli imputati le seguenti pene:

Marco Costa (11 anni e 4 mesi), Giuseppe Ferrari Bravo (10 anni e 10 mesi), Claudio COLOSIO (7 anni e 9 mesi), Antonio Belpiede (7 anni), Franco Castelli, Brunella Colombelli, Luigi Montinari e Claudio Scazza (6 anni e 3 mesi).

Solo Marco Costa e Giuseppe Ferrari Bravo tornarono effettivamente in carcere, scontando ancora un periodo di detenzione, prima di passare, l’uno all’affidamento sociale, e l’altro alla semi-libertà. Tutti gli altri, tra condoni e regimi limitati o sostitutivi, rimasero in libertà.

Qualche settimana fa, nel pool di medici ed esperti nominato dalla Regione Lombardia per gestire la cosiddetta fase 2 dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia Covid-19, era stato inizialmente nominato il Professor Claudio Colosio, poi rimosso (giustamente) per le polemiche scaturite.

Proprio quel Claudio Colosio condannato relativamente alla morte del giovane studente Sergio Ramelli ed oggi affermato Professore associato di Medicina del Lavoro.

Come già espresso da alcuni consiglieri di maggioranza della Regione Lombardia, una scelta che, se dal punto di vista scientifico compete agli esperti di medicina, dal punto di vista etico è da considerare vergognosa ed inqualificabile.

È un dovere di tutti noi amministratori legati ad una determinata storia politica, chiamati a governare in una coalizione avente connotazioni proprie anche alla destra politica, porre la massima attenzione ed influire su tutte quelle scelte dove è necessario ricordare che i valori etici hanno il compito di illuminare ed indirizzare la vita quotidiana dell’uomo e della comunità.

“E forse è il destino che gli Uomini di coraggio muoiono uccisi dai vili; e gli Uomini di coraggio non colpiscono i vili e sono i vili che colpiscono gli Uomini di fede”.

29 APRILE 2020, SERGIO RAMELLI: PRESENTE!!!

Mattia Lorenzetti

Consigliere comunale di maggioranza – Comune di Legnago

Progetto Nazionale – Circolo di Legnago

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