Il seguente articolo “Un esercito ed una politica estera per l’Europa”, a firma del nostro coordinatore provinciale Luca Zampini, è apparso sul numero di gennaio (pag.3) di MOVIMENTO, il periodico on line della Destra Sociale veronese di Massimo Mariotti.
Ha ancora un senso la Nato? Ma soprattutto, c’è una coincidenza d’interessi reale tra un’Europa che voglia veramente farsi politica e gli Usa?
Buona lettura.
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UN ESERCITO ED UNA POLITICA ESTERA PER L’EUROPA
Merita considerazione una recente presa di posizione dell’ex ambasciatore – oggi scrittore ed editorialista – Sergio Romano, che dalle colonne del sito web LINKIESTA (http://www.linkiesta.it/it/article/2016/01/09/sergio-romano-putin-ha-ragione-la-nato-non-ha-piu-senso/28851/) pone l’accento su alcuni aspetti fondamentali dei rapporti USA-Europa.
Cosa dice, in sintesi, Romano?
Prendendo spunto da alcune recenti dichiarazioni del presidente russo Vladimir Putin (che poche ore dopo la mezzanotte del primo gennaio ha dichiarato, aggiornando la lista delle principali minacce alla Russia, che «la Nato è il nemico») e del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble (che in un’intervista alla Bild am Sontag aveva detto che «Il nostro scopo finale dovrebbe essere un esercito dell’Unione Europea», poiché «le risorse che spendiamo per i nostri ventotto eserciti nazionali potrebbero essere usate molto meglio, se le spendessimo assieme»), l’ex diplomatico (negli anni ottanta, rappresentante italiano alla Nato e ambasciatore italiano in Unione Sovietica) si è posto alcune domande sempre meno eludibili per un’Europa che voglia essere soggetto autenticamente politico e non strumento (o peggio zerbino) delle altrui volontà di potenza.
In sostanza: a che cosa serve oggi la Nato? Che senso ha? Contro chi combatte?
La Nato, concepita in funzione di un nemico (l’allora Unione Sovietica, il “pericolo comunista”), oggi non avrebbe in tale ottica un senso. Dopo il crollo del Muro di Berlino la Nato è rimasta in vita (sempre sotto la direzione statunitense!), allargandosi grazie all’adesione di alcuni Paesi dell’Est europeo (28 sono attualmente gli Stati aderenti), continuando ad alimentare una contrapposizione non dichiarata (ma che non di rado, secondo chi scrive, è cointeressato e strumentale gioco delle parti) con la Russia.
Romano fa una acuta considerazione, o meglio, solleva un sospetto legittimo. Che l’allargamento dell’alleanza atlantica e il proliferare di basi, infrastrutture e armi Nato possa esser istigato/alimentato dal complesso militare-industriale statunitense, che in termini di “potere forte” (anche politico) non è propriamente una lobby secondaria.
La supremazia Usa in ambito Nato non viene mai messa in discussione nonostante il fatto che il suo funzionamento preveda decisioni all’unanimità. Quando il Segretario Generale apre un dibattito per constatare l’esistenza di un consenso (secondo il meccanismo previsto) nessuno dissente…nel caso dissentisse (nessuno lo fa in ambito Nato, al limite in sede Onu), non sarebbe comunque un problema: come dimostrato, gli Usa lo aggirerebbero dando vita a coalizioni di “volonterosi” ad hoc!
Cosa palesa, innegabilmente, questa supremazia americana?
La totale assenza di una politica estera e di un esercito europei ha come logica conseguenza quella di servire la politica statunitense.
Questo il vero problema dell’Europa!
Questo uno dei nodi gordiani da sciogliere se si vuol autenticamente proseguire sulla strada comune europea.
Un’Europa che scegliendo l’opzione iniziale di una propria neutralità armata, non più sotto tutela statunitense, porrebbe sicuramente in seria discussione l’esistenza stessa di una struttura come la Nato.
Un sogno? Una strada lunga, difficilissima e pericolosa?
Sicuramente. È forse preferibile scannarsi per normare le dimensioni delle melanzane?
Questa la battaglia che gli europei degni di tal nome dovrebbero portare nel parlamento europeo anziché perdersi nelle beghe di cortile.
Luca Zampini
Coordinatore provinciale – Progetto Nazionale