VE LA SIETE FATTA QUALCHE DOMANDA?
(Scritto da Gabriele Adinolfi; martedì 31 Luglio 2012)
Dell’Euro e del deserto
Ve la siete fatta qualche domanda?
Perché l’attuale crisi dell’Eurozona può dipendere da più fattori.
Il fallimento del sistema?
Prima ipotesi: un’incrinatura del sistema che ne attesta il fallimento.
È questa, un’ipotesi ultimamente assai gettonata, a mio avviso più per darsi qualche illusione che per una reale convinzione.
Chi vi aderisce dà per scontato un insieme di cose.
Ovvero:
– Che i gestori del sistema siano incompetenti.
– Che gli obiettivi che costoro dichiarano di voler centrare siano proprio quelli veri e non delle maschere. Come l’intervento in Iraq che, se volto come ufficialmente si sostiene, alla stabilizzazione dell’area, sarebbe fallimentare; ma se è invece determinato dalla dottrina Brzezinski e dal documento Cheney e punta, quindi, alla destabilizzazione di quella zona perché così si giustifica la presenza militare in un crocevia geopolitico ed energetico è invece riuscitissimo.
Vieppiù se come “danno collaterale” produce l’incremento della produzione dell’oppio che rende miliardi e miliardi alle oligarchie che dominano gli USA e i suoi principali alleati.
– Che le dinamiche possano sfuggire completamente di mano alle oligarchie dominanti e al crimine organizzato il quale ultimo oramai è un perfetto kombinat di malavita, finanza, armamenti, controllo e comunicazione.
E chi saluta questo collasso del sistema non tiene conto di alcuni fattori, ovvero:
– La concentrazione di tutti i poteri in mani ristrette.
– La perfetta coordinazione delle mosse da parte dei reali players, ovvero di quelle poche mani.
L’idea che il sistema stia fallendo per incompetenza o per autofagocitazione e per stupidità, per rassicurante che appaia, a me fa francamente sorridere.
Un’accelerazione verticistica e totalitaria
Il sistema è così caotico e anarchico come talvolta appare?
Basta dare una ripassata a cosa produce le “rivoluzioni dall’alto” e a come vengono unanimemente rappresentate dai media per rendersi conto che non è così.
La lista sarebbe infinita ma possiamo scegliere qualche esempio a casaccio.
– Le agenzie di rating. Quelle che destabilizzano le economie mondiali. Sono tutte private e fanno capo agli stessi speculatori. Non solo: ma a loro fanno capo i governanti “tecnici” dei nostri Paesi.
E che siano queste associazioni private a determinare i destini socioeconomici di milioni e milioni di persone non è più un mistero per nessuno.
– Il controllo satellitare. Che determina le comunicazioni ma anche l’assoluta supremazia militare e commerciale. Non è un mistero che, ferme restando le porzioni russe, cinesi e israeliane, il grosso di quello che impropriamente anni addietro fu definito Echelon è angloamericano. Uno strapotere che in realtà non Echelon si denomina ma, molto più eloquentemente UKUSA.
– L’ipnotismo mediatico. Che va dall’identità assoluta di affabulazione menzognera di Cnn, Bbc e Al Jazeera ai monopoli dell’informazione sulle reti “libere” tramite le ultragerarchizzate strutture di google e facebook. Che fanno capo sempre agli stessi (stessi gruppi, stessi interessi, stessa lingua).
E voi pensate che, per incompetenti che siano, i veri burattinai (i burattinai non i Monti che sembrano usciti dallo spot “non sono tuo figlio sono una marionetta”) non abbiano tutti i mezzi, tutte le armi e tutti i vantaggi per recuperare ogni situazione che si rivelasse scivolosa?
E li avete osservati in questi giorni di “guerra sull’Euro” con i botta e risposta di Draghi, Merkel & co.?
Ad ogni battuta un salto in avanti o indietro sugli spread. E pensate che gli amici di queste “autorità” non siano informati in anticipo delle diverse affermazioni e non stiano facendo milioni ogni giorno sugli sbalzi che quelle affermazioni determinano in questo stolido tormentone estivo che sui nostri giornali compete con le Olimpiadi in prima pagina?
Gli eventi che si sono concatenati dalle “primavere arabe” del 2011 ad oggi, e che ci rovineranno addosso come nemmeno ancora immaginiamo, non sono rivelatori di una crisi del sistema, bensì di una sua accelerazione verticistica e totalitaria.
Le altre ipotesi
E allora quali sono le altre ipotesi della crisi dell’Eurozona?
Ne abbiamo tre.
La prima, quella più razionale ed utilitaristica, è la volontà di razionalizzazione del sistema nella pianificazione della modifica dei mercati, delle zone di produzione e di consumo, nel numero e nella scelta dei players.
Se così stanno le cose la ristrutturazione costerà cara alle nazioni meno speculative e più produttrici d’Europa. A noi di sicuro, alla Germania in futuro perché è, giustamente, vista come un potenziale player fastidioso.
La seconda è la conclusione del progetto genocida che ha accomunato le superpotenze durante la Seconda Guerra Mondiale. E, in quanto europei, saremmo oggetto del loro odio insaziabile.
La terza è il compimento di un disegno messianico terreno che comporta il raggiungimento di tutti gli obiettivi del comunismo (distruzione di Stati, tradizioni, proprietà e frontiere, standardizzazione di individui formatisi sulla tabula rasa del passato) uniti a quelli del vampirismo capitalista.
Con tanto di “illuminati” che guidano le masse ed “eletti” che dominano i non predestinati.
Anzi, forse non ne abbiamo tre ma quattro: perché la loro summa potrebbe essere la risposta giusta. E chi ha orecchie per intendere intenda.
I nemici dell’Euro
Torniamo all’attacco all’Euro.
Ho più volte spiegato in passato come tutte le accuse mosse all’Euro siano fondate ma – eccezion fatta per l’assenza della leva inflazionistica – non specifiche alla valuta europea bensì alla logica fondante della Bce e, comunque, propria a tutte le valute e le banche “nazionali” che rientrano nella logica contemporanea.
La proprietà della valuta non era appannaggio da tempo degli Stati. In Francia il Franco apparteneva alla Banca già dagli anni settanta (legge Giscard) e questa logica tumorale da allora si è diffusa ovunque. Che si debba ribaltare è certo ma paradossalmente ci sarebbero più possibilità di riuscirci nel seno di un soggetto europeo di peso che nelle sue appendici.
L’Euro, a mio modo di vedere, rappresenta(va) un potenziale di potenza in grado di creare qualche grattacapo alla finanza angloamericana e di modificare un minimo i pesi nel mondo.
Comunque stiano le cose non possiamo dimenticare che:
– Le proposte transazioni in Euro negli ultimi undici anni hanno costretto gli americani a interventi preoccupati e in certi casi a vere e proprie guerre.
– L’Euro è combattuto dalle forze di Wall Street e della City.
– E’ sceso in campo, contro l’Euro, il nemico per antonomasia dei popoli, delle economie, delle società e degli Stati, George Soros.
Non saranno casi, come non sarà un caso che agli inizi della “rivoluzione dall’alto” ci sia stata una vittima illustre, gettata in un attimo dalle stelle alle stalle, l’allora Direttore del FMI e praticamente sicuro presidente francese entrante, Dominique Strauss-Kahn, colpevole di aver sfidato il diktat americano e di essersi reso fautore, nel seno del Bilderberg, dell’ipotesi di un nuovo paniere internazionale cambi Dollaro-Euro-Yuan.
Lo distruggeranno?
Le gerarchie dominanti stanno davvero spazzando via l’Euro o si limiteranno a depotenziarlo, a depotenziare l’Europa e a rovinare alcune nazioni, tra cui la nostra?
Non credo lo si possa prestabilire con certezza, non senza aver prima risposto alle domande di cui sopra. Se i decisori puntano ad una pura e semplice ristrutturazione, probabilmente non giungeranno fino a liquidare l’Euro, se le loro mire sono messianiche e totalitarie potranno anche farlo ma non è una condizione imprescindibile, come non lo è il suo opposto.
A questo proposito a coloro che pensano che l’Euro e la UE siano stadi intermedi verso un “governo mondiale” che procederebbe a tappe con cautela, obietto che nessuno ha motivi di usare cautela, che quel “governo mondiale” che già esiste da lungo tempo, come istituzione sarebbe accolto con esultanza dalle greggi occidentali. Non è di questo che si tratta quando si compete sulla UE e sull’Eurozona ma si tratta di rapporti di forza e di conflitti di cultura.
Se il movente principale della contesa sull’Eurozana, infine, è l’odio per l’Europa, allora probabilmente lo faranno fuori.
Deserto e miraggi
Fatte queste considerazioni, quali conclusioni operative trarne?
Insisto su quanto affermo da tempo. Io di speranze non ne ho (non sono debole abbastanza) ma ho fede. Non dico da vendere, perché la fede non si vende, al massimo s’infonde ma per recepirla bisogna possedere entusiasmo.
Vedo, con fede e senza illusioni, un lungo deserto da attraversare.
Per non morire disidratati o pazzi, le formule che propongo sono sempre le stesse.
Lucidità, organizzazione, autonomia (dunque lobbismo di popolo) e prospettiva mistica coniugata ad ogni possibile volontà di potenza.
Per queste ragioni, oltre che per le identità di coloro che vogliono abbatterlo, io sto con l’Euro.
Ma questo, come quello di coloro che lo vorrebbero veder cadere in pezzi, è soltanto tifo e non conta assolutamente nulla.
Conta un po’ di più la mentalità che lo accompagna.
E se la mentalità di chi spera nella sua caduta è quella di un catastrofismo illusorio che libererebbe il cammino alla gente dopo la caduta improvvisa e definitiva dei maghetti ipnotizzatori, allora si tratta di una mentalità pericolosissima.
Perché nel deserto si può morire di sete o di caldo, ma se ne può anche uscire vivi.
Tra le insidie peggiori e più letali però c’è il miraggio e al miraggio non si deve cedere.
Ma per questo servono lucidità, forza e fermezza.
Serve fede per non disperare abbandonandosi alla speranza.
Fonte: Noreporter