SANDRO BONAMICI PRESENTE!

Il I maggio, in pochi lo sapranno, ricorre l’anniversario della fucilazione di Forte Azzano, nella quale, tra gli altri, trovò ingiustamente la morte per mano assassina Sandro Bonamici, ultimo Federale di Verona nei giorni dell’orgia partigiana, di nulla reo, ma che ebbe l’ardire di indossare fino all’ultimo l’uniforme da gerarca.

Nell’episodio trovarono la morte, senza processo, 8 fascisti (o presunti tali).

Da tempo cerchiamo di raccogliere documentazione su questa pagina vergognosa della cosiddetta “liberazione” a Verona, con grande difficoltà nel reperire le relative fonti.

Un camerata ci ha segnalato proprio stamane il brano che segue.

Buona lettura.

Luca Zampini

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(…)11.1. Le fucilazioni di Forte Azzano

Numerosi gli episodi di violenza partigiana, stigmatizzati da Gianfranco De Bosio. Tra questi l’assassinio di Bonamici e di Gaggia, crimini per i quali punta il dito contro il comunista Renato Tisato 276.

Non solo il Cln non ha dato quell’ordine (di fucilare Bonamici), ma l’ha chiaramente condannato. Bonamici non era un personaggio rappresentativo del regime. Era un poveraccio. Sicuramente qualcuno è stato giustiziato inutilmente. Uno dei fucilati era il fratello del mio barbiere, un certo Gaggia, accusato di essere stato una spia. Queste fosche vicende ci hanno procurato grosse grane con il comandante della polizia inglese, un maggiore rosso di capelli che ci odiava cordialmente. Ci ha mandati a prendere di notte a casa e ci ha fatti condurre in prefettura più sotto arresto che per consultarci. Chi avesse sparato non lo so, anche se l’ordine era sicuramente venuto dal nostro comandante di piazza, Renato Tisato.

Era mio amico d’infanzia, figlio della mia maestra elementare, e siamo cresciuti assieme nella parrocchia di San Giorgio. Durante la resistenza era del Partito d’azione, poi è diventato comunista 277.

Nel 1961 ci sarà un processo per diffamazione intentato dal senatore, Giovanni Uberti, e da Raniero La Valle, direttore del «Corriere del Mattino», contro Carlo Manzini, consigliere comunale, direttore del settimanale «Il Gardello». Poteva non sapere Giovanni Uberti, allora prefetto di Verona – si chiede Carlo Manzini – della strage di fascisti decisa dai partigiani e consumatasi con le fucilazioni di forte Azzano, dove trovarono la morte otto fascisti, tra cui Bonamici? Uberti sostiene che non ne sapeva nulla e che anzi appena informato prese provvedimenti per evitare il ripetersi da parte dei partigiani di altri crimini. La decisione era stata presa dai comandanti partigiani del Cln in una riunione a Beccacivetta, quindi lontano da Verona, senza informare le autorità. Al processo depone anche don Carlo Signorato, che fece un estremo tentativo per salvare i fascisti, così evocato:

Mi recai sul luogo senza nemmeno avere il tempo di avvertire il vescovo. Prestai disperatamente la mia opera di persuasione, ma tutto fu vano. Quando già i comandanti sembravano perplessi sul da farsi, fu una donna che determinò la decisione gridando ‘copémoli’ 278.

Carlo Manzini sarà condannato per diffamazione, avendo il tribunale concluso che Giovanni Uberti non porta nessuna responsabilità per la strage di fascisti perpetrata dai partigiani. Opposta ovviamente la versione di Manzini, che al processo dichiarò:

Mi trovavo con altri nel palazzo Ina. Tra il 27 e 28 aprile 1945 sapemmo che una trentina di fascisti dovevano essere fucilati e che si stava trattando in Prefettura per la fucilazione. Sapemmo anche che in Prefettura si stava trattando per limitare il numero di coloro che dovevano essere fucilati. Un fotografo americano venne a scattare delle fotografie e poi si allontanò. Alle 10 di sera del 30 aprile ci furono gli interrogatori e io mi salvai perché nella mia cartella non c’era alcuna imputazione. Un partigiano lesse da un elenco i nomi degli otto che dovevano essere fucilati.

Due di essi mi raccomandarono le loro famiglie e di riabilitare la loro memoria. Io mi misi quindi alla ricerca della verità… Pubblicai sul “Gardello”, nel ’52, tutti gli atti relativi al procedimento contro alcuni dei fucilati 279.

«Cercai di impedire la fucilazione dei fascisti», assicura Vincenzo Casati, deputato della Democrazia Cristiana, intervistato da J. Pierre Jouvet, a proposito degli otto assassinati dai partigiani il 1º maggio 1945 al forte di Castel d’Azzano, tra cui Sandro Bonamici, il quale «non aveva mai fatto del male a nessuno» (…).

Tratto da “VERONA. La guerra e la ricostruzione”, a cura di Maristella Vecchiato, Rotary Club Verona Nord 2006-2007, pag.34

Il testo integrale su:

http://www.univr.it/documenti/AllegatiOA/allegatooa_8768.pdf

BONAMICI_1 maggio 2013

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