Che quelli che ci governano non fossero proprio un esempio da seguire in merito al rispetto delle leggi e dei cittadini l’avevamo già capito da tempo, ora però mi sembra si stia un po’ esagerando visto che, alla luce anche degli ultimi eventi legislativi, allo Stato stesso, e di conseguenza ai suoi rappresentanti istituzionali, si permette di infischiarsene della Costituzione a partire proprio da alcuni articoli che dovrebbero rappresentare i principi fondamentali e inviolabili della nostra Repubblica. Non mi dilungo ad esaminare l’art.1, nel quale si stabilisce che la sovranità appartiene al Popolo, mentre ad oggi la reale sovranità appartiene all’Unione Europea, i cui organismi per la maggior parte non sono eletti da nessuno; ci sono molti altri articoli che quotidianamente non vengono rispettati.
Art. 4 co. 1 “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il DIRITTO al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto” è per rispettare questo articolo che si affida il mercato del lavoro alle agenzie di somministrazione e si dichiara che si può discutere dell’abolizione dell’art.18 della carta dei lavoratori, almeno per alcuni di essi? E ora siamo anche costretti a sentire il nostro Presidente della Repubblica dire che spera che presto chi ha un lavoro fisso non si possa più considerare un privilegiato. Ma mi sono persa qualche lezione di diritto o uno dei suoi principali incarichi è essere garante della Costituzione? O si reputa tale solo per quegli articoli che fanno comodo?
Art.36 co.1 “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a se e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”, vadano a raccontarlo a tutti quei lavoratori che percepiscono stipendi pari o di poco superiori a 1.000 euro, magari con figli a carico, perché così è previsto dai contratti collettivi nazionali. Come si può considerare libera e dignitosa un’esistenza nella quale non si è sicuri di poter far la spesa fino all’ultimo giorno del mese o si deve chiedere al proprio figlio di rinunciare alla gita scolastica perché non ci sono i soldi?
Certo qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di due articoli che espongono dei meravigliosi principi ma di difficile attuazione, che il loro rispetto non dipende solo dalle leggi ma anche dalla congiuntura economica. Vero, nessuno pretende che siano messi in pratica del tutto dall’oggi al domani, si pretende però che le leggi che vengono emanate tendano al rispetto di questi articoli e che non se ne allontanino sempre di più.
Inoltre anche articoli di natura meramente pratica venogono puntualmente disattesi. Un’utopia è, ad esempio, il rispetto dell’art.23 che prevede la riserva di legge assoluta per l’introduzione di nuovi tributi ma che ormai vengono invece regolarmente introdotti non con leggi dello Stato ma attraverso decreti legge, cioè da atti del Governo che vengono solo successivamente ratificati dal Parlamento, quando ormai sono già in vigore, si veda la recentissima introduzione dell’Imu; non esiste più la segretezza della corrispondenza, art. 15, visto che tutti i nostri movimenti bancari vengono trasmessi all’Agenzia delle Entrate, il tutto in nome della lotta all’evasione, è infatti noto ai più che tutte le transazioni in nero vengono regolate con bonifica bancario!
Ci sono poi gli Studi di Settore che, in base a complicatissimi algoritmi matematici, impongono a chiunque sia titolare di partita iva di pagare le imposte in base alle spese effettuate e non in base a quanto effettivamente guadagnato, in barba all’art. 53 che prevede che “tutti sono tenuti a partecipare alle spese pubblica in ragione della loro capacità contributiva” e non a quanto si presume che guadagni. Ad onor del vero si può scegliere di non pagare in base agli studi di settore ma a quanto percepito, ovviamente preparandosi ad un sicuro accertamento da parte dello Stato ricordando che, in barba a qualunque principio giuridico, sarà il contribuente a dover dimostrare perché non ha rispettato la presunzione dello Stato e non viceversa, e, in caso di contenzioso, sarà comunque obbligato a versare un terzo di quanto gli viene chiesto più relative spese e oneri.
Insomma, riassumendo, nel corso del tempo i nostri governanti la Costituzione l’hanno scritta, l’hanno votata e l’hanno approvata. Chiediamo uno sforzo eccessivo e disumano se pretendiamo che ora la rispettino anche?
Raffaella