Qualche giorno fa è apparso un articolo sul quotidiano L’Arena (“Sentenze Giacino e Agec, continua lo scontro politico”) che riportava le prese di posizione di Andrea Miglioranzi e Massimo Piubello a seguito delle sentenze sui casi Giacino e Agec, in aperta contrapposizione politica con quanto va sostenendo da mesi Michele Croce.
Premesso che sottoscrivo senza se e senza ma quanto affermato da Piubello e Miglioranzi, voglio però qui porre l’attenzione su di un’altro passaggio dell’articolo: mi riferisco alla posizione degli esponenti del Pd cittadino che affermano – almeno così riporta l’articolo succitato – di non essere disposti a cambiare il loro giudizio nemmeno a fronte di una eventuale futura assoluzione degli imputati in appello o in cassazione perché, a loro dire, la questione è politica prima ancora che giudiziaria!!!
Cosa vuol dire? Forse che chi non è come loro o non è della loro parte politica è ontologicamente un potenziale criminale o farabutto a prescindere dagli esiti della giustizia?
L’uscita, quanto meno infelice, non mi stupisce più di tanto, essendo portato da sempre a prendere con le pinze gli autoreferenziali e quelli che si sentono investiti della missione di affibbiare patentini di bontà, di santità, di giustizia, di democraticità…a questo o a quello.
Non credo serva essere dei giuristi, o nutrire qualche dubbio sull’infallibilità del sistema giustizia in Italia, per capire che nella posizione espressa dagli esponenti del Pd c’è qualcosa che non va.
Meditate gente, meditate.
Luca Zampini