Lettera Aperta
ABBIAMO GIÀ DATO, E ABBIAMO DATO TROPPO
Verona, mercoledì 17 settembre 2014
L’allarme lo aveva già lanciato più volte il sindaco di Verona Flavio Tosi, l’ultima volta ad inizio settembre: «La situazione sta degenerando. Bisogna intervenire in fretta» (http://www.larena.it/stories/Home/853528_tosi_crisi_e_sbarchi__emergenza/), chiamato in causa dal riemergere di situazioni di degrado in città e in periferia (dove viene registrato un aumento di furti, della presenza di accattoni e di senza fissa dimora), legate in parte alla crisi economica e in parte al costante afflusso di immigrati.
Il sindaco, consapevole che il problema immigrazione va affrontato altrove, denunciava comunque la mancanza ai primi cittadini italiani di poteri e mezzi maggiormente deterrenti, diversamente da quanto avviene in altri Stati europei.
La notizia riportata oggi dai quotidiani locali non fa che peggiorare il quadro generale e le prospettive future: ennesima nuova ondata di profughi in Veneto, 457 di cui 94 a Verona, provenienti direttamente dal centro di “smistamento” di Brindisi.
Proprio in merito ad un ipotizzato nuovo contingente di profughi per i quali il Viminale aveva chiesto disponibilità a Verona (eravamo a metà agosto), il sindaco scaligero aveva risposto negativamente, inviando una lettera destinata congiuntamente al Ministero dell’Interno, al Servizio centrale del sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), alle Prefetture di Venezia (che coordina lo smistamento dei profughi nei centri di accoglienza veneti) e di Verona, all’Anci e alla Regione Veneto (http://www.larena.it/stories/379_citta/831102_profughi_tosi_chiude_la_porta_da_roma_fondi_insufficienti/?refresh_ce). L’impossibilità verso ulteriori accoglimenti era stata motivata con l’insufficienza dei fondi messi a disposizione del governo per garantire gli standard di assistenza richiesti. In altre parole, a fronte di una emergenza che sembra non avere fine, non ci sono più risorse.
Flavio Tosi in realtà aveva lanciato l’allarme dell’incapacità per il Comune di coprire i costi dell’accoglienza per i progetti di solidarietà in corso già a fine novembre 2012, rivolgendosi all’allora Presidente del Consiglio Mario Monti.
Sul tema dell’accoglienza a carico dell’amministrazione il sindaco è stato quindi chiaro, si rischia il collasso e il caos.
La realtà, tragica ed innegabile, è che il governo, che non sa concepire le politiche immigratorie se non da una posizione di passività, preferisce scaricare le conseguenze della propria inadeguatezza sugli enti locali e sui cittadini.
I Comuni non rispondono o rispondono negativamente? Poco male, ci penseranno i Prefetti a trovare le soluzioni; e piuttosto che anche i Prefetti comincino a sollevare obiezioni, gli facciamo arrivare gli immigrati senza chiedere disponibilità preventiva!
E così ci ritroveremo a fare i conti con situazioni vergognose ed inaccettabili, che si tratti di ospitare gli immigrati negli alberghi “a spese dello Stato” (quindi di chi paga le tasse), o di minacciare (per ora) la requisizione di immobili pubblici e/o privati inutilizzati!
La misura sta per essere colmata.
Oggi i Sindaci sono sempre più “sindaci di frontiera”. I primi cittadini vivono sul filo del rasoio, incalzati dai propri concittadini perché terminale politico più diretto tra popolo ed istituzioni (la versione aggiornata del «piove, governo ladro!»), sovraccaricati di tutte le ricadute onerose determinate dall’insipienza dei governi centrali di turno.
Non tutti i sindaci, sia chiaro, perché ci sono anche quelli che di fronte ai problemi provocati dall’immigrazione mantengono lo stesso atteggiamento snob ed irresponsabile del governo.
I segnali e le prese di posizione forti, a questo punto devono venire da chi è a contatto con il popolo ed il territorio, da chi pur avendo percorso tutte le strade consentite per cercare di arginare i problemi (spesso determinati da altri), non può più accettare di vedere umiliata e salassata la propria gente.
Luca Zampini
Progetto Nazionale – Verona