INTANTO MASSIMA ATTENZIONE!

Gabriele Adinolfi, a pochi minuti dalla chiusura delle urne, ci offre una delle sue mai banali letture d’insieme degli scenari politici attuali e prossimi a venire.

E lancia un allerta che non è poi così scontato che venga capito, soprattutto nel nostro mondo politico, perchè se troveranno conferma nelle prossime ore i dati provvisori e virtuali che i media ci stanno fornendo, ci aspetta per certo l’orrore, più di quanto si creda e si immagini.

Chi vuole o pretende di fare politica con lo sguardo che vada oltre il proprio naso, dovrebbe tenerne conto.

Buona lettura!

INTANTO MASSIMA ATTENZIONE!

Votazioni finite. Ora l’importante sarà sopravvivere

(scritto da Gabriele Adinolfi; lunedì 25 febbraio 2013)

Più diventa tutto inutile più ti sembra che sia vero.

La competizione elettorale più vana della storia ha attirato gli interessi e le energie di tanta gente.

Il risultato annunciato sarà il varo di una maggioranza che assicurerà la prosecuzione dell’Agenda Monti più l’avvento dello Ius Soli. Ovvero l’accelerazione del Piano Morgenthau destinato a ridurci in poltiglia.

Qualsiasi cosa abbiate fatto, che abbiate votato o che vi siate astenuti, voi come me, avete quasi certamente avallato ob torto collo il varo della dittatura Pci-Trilateral che si prospetta all’orizzonte né potevamo purtroppo farne a meno, il potere non essendo mai stato così forte come oggi.

L’avete avallato anche pensando di opporvici perché la macchina approntata inesorabilmente ha ingabbiato e strumentalizzato matematicamente ogni forma di antagonismo, sia nel voto che nel non-voto.

Tecnicamente c’erano due sole eccezioni possibili, ovvero votare per Grillo oppure per Berlusconi, non tramite la lista pdl piena zeppa di gente prontissima a passare con Monti, bensì mediante una lista minore.

Eccezioni probabilmente illusorie visto che i deputati grillini difficilmente passeranno più di qualche mese senza essere catturati dal gioco e che Berlusconi quand’anche gli riuscisse l’ennesimo miracolo – cosa resa abbastanza ardua dal posizionamento del Vaticano e dal fascino grillino – non avrebbe con lui molta gente disposta a battersi contro i poteri forti.

Insomma, fatto salvo un miracolo, stiamo per entrare nell’era dell’orrore.

Illusioni ed equivoci

Magari sbaglierò io ma temo che nessuno abbia colto la portata, la profondità e il peso della dittatura che si sta varando.

Ho l’impressione che in molti s’illudano della sua transitorietà e si attendano il ritorno a una normalizzazione premontiana mentre altri credono nell’imminenza di una crescente ed inarrestabile insoddisfazione popolare tramite la quale rivoluzionare tutto.

Sono convinto che si continui a confondere la crisi della società che stiamo vivendo con una crisi di sistema, cose che spesso sono addirittura antinomiche, e che ci si aspetti quindi un’ondata futura di consensi che metta in difficoltà l’oligarchia.

A me suona di déjà vu e vi ravviso inoltre un grosso equivoco: quello di credere nelle regole del gioco come se il gioco non lo decidessero i capitali, il palazzo e gli arbitri.

Solo un altro gioco potrebbe mettere in difficoltà la tecnousura.

Un gioco diverso che, come ho avuto più volte modo di esprimere, entri anche nel gioco vigente ma lo faccia in diagonale e in maniera incursiva e squadristica.

Ma che, soprattutto, si basi sulla costruzione di un altro immaginario e di una società politica e civile forte, nutrita, autonoma e parallela.

E resto della convinzione che i mesi dedicati alle elezioni avrebbero consentito a chi lo avesse voluto di costituire le basi di un nuovo soggetto. Un soggetto in divenire, fatto di produttori e di combattenti, che non si vadano ad allineare dietro un movimento preesistente ma che siano i costitutori di un soggetto trasversale nuovo al quale a noi spetterebbe il compito di fornire i quadri e le linee guida, non necessariamente i rappresentanti e gli eletti.

Tuttavia sembra che questo lo pensi solo io o che lo condividano ben pochi.

Casa Pound e Pirandello

Noto l’evoluzione di Casa Pound passata dapprima all’espansione geografica con la costituzione di Casapound Italia e ora, per la prima volta, lanciatasi in una competizione elettorale con le proprie bandiere.

Casa Pound ha svolto per anni un ruolo speciale. Irrituale, artistica e aritmica, essa ha assunto una funzione pirandelliana che ha folgorato tutti ad iniziare dagli intellettuali avversi.

Come Pirandello ha fatto “teatro nel teatro”, ovvero ha portato con irruenza il richiamo alla tragedia, alla folle saggezza e alla metafisica violentemente al centro della comune messinscena spiazzando così gli spettatori e modificando regolarmente e brillantemente lo spettacolo.

Adesso si è mossa nella convinzione di fare un salto di qualità, di crescere, di scendere nell’arena, di competere insomma nel teatro piuttosto che ipnotizzarlo come faceva prima e, senza entrare nel merito dei toni e delle affermazioni della campagna elettorale condotta, dobbiamo dire che comunque questa le ha permesso di portare a casa risultati in numeri, visibilità e adesioni che condurranno ad un lungo periodo di espansione ed euforia.

n questo senso la mossa è azzeccata perché la gente comune si sente protagonista partecipando al televoto e si entusiasma nelle competizioni, nei campionati che, come tante scatole cinesi, formano l’interno di un sistema-spettacolo. E quindi al richiamo di questi campionati scatta e si mobilita.

Perché si mobilitasse per altri obiettivi dovrebbe assumere una mentalità che allegoricamente possiamo definire militare e ragionare con logica selettiva e chirurgica molto più che con l’euforia della proiezione numerica e del protagonismo sociale.

A me sembra che questa crescita numerica e questa maratona spettacolare abbiano un costo eccessivo perché mutando ruolo è come se Casa Pound si fosse cimentata nel progetto di scalare dal basso la città da espugnare quando prima ne aveva già conquistato la rocca senza colpo ferire.

Non è quindi proprio esatto dire che io non comprenda la scelta fatta, è che non ne colgo le finalità ultime a differenza di quanto accadeva prima.

Visto che escludo che si possano cambiare le cose ponendosi come arruolatori del popolo o delle forze sociali ma ritengo che lo si possa fare solo svolgendo la duplice funzione di avanguardia nella provocazione e nell’organizzazione del popolo, non del suo inquadramento in un movimento precostituito.

Sono convinto che l’estendersi sotto una sigla comporti più esclusioni di quante inclusioni produca e che le stesse inclusioni, dovendosi disciplinare, perdano efficacia.

Casapound Italia oggi è indirizzata a partecipare come un competitor non inteso come elemento in divenire, da costruire in armonia plurale, bensì come un soggetto che voglia camminare da solo fin dove lo porteranno le sue pur agili e robuste gambe.

Questa è la mia riflessione che solo il tempo consentirà di valutare correttamente.

Le estreme destre

Sempre parlando di competitors sono sbalordito da Forza Nuova.

Qualche mese fa i media avevano provato ad assimilarla ad Alba Dorata offrendole così un abbrivo non da poco. Bastava fare molto rumore usando toni particolarmente scorretti e il gioco era fatto.

FN si è fatta invece notare per l’assenza d’iniziativa e si è fatta scippare il palcoscenico da Casapound Italia in modo incomprensibile.

Più senso ha l’attendismo silenzioso della Fiamma che pesca per inerzia i voti nel rimasuglio veteromissino, il quale però è un giacimento che va esaurendosi.

Questo gli istituzionalizzandi; non meglio fanno però i competitors istituzionalizzati di provenienza neo/post-fascista.

Nel pdl i separati in casa (berlusconiani come Gasparri e montiani come Alemanno) semplicemente aspettano.

Chi ne è uscito per riproporre un’an riveduta e corretta ha pensato bene di presentarsi in due liste separate (Destra e Fratelli d’Italia) confondendo e sgomentando l’elettorato.

Se a questi, in quanto comunque ex missini, si aggiungono i montiani di Fini, possiamo sostenere che, una volta venuta meno l’eccezionalità berlusconiana ed essendo stati costretti tutti a inventarsi qualcosa, il fatto che i resti di una storia sessantennale si siano dispersi in sette formazioni diverse ha qualcosa di grottesco. Come lo ha il dato che su dodici candidati governatori della Regione Lazio ben quattro vengano dall’estrema destra. Le ragioni soggettive delle incompatibilità insuperabili naufragano di fronte all’oggettività della disgregazione più totale.

Altro che incolmabile ritardo, qui si è in presenza di una vera e propria regressione!

La percezione del nemico

Come mai tanta disinvoltura? L’impressione, ripeto, è che tutti pensino che si stia voltando pagina e che si sia comunque in normalità.

Io ne ho un’altra. Se i fascisti, pur affermando spesso il contrario, e con loro la gente per bene, hanno creduto e credono ancora nella correttezza, nel gioco pulito e in tutte le regole che esistono in questa democrazia e se s’illudono di vivere in una Polis da amministrare in pace e con la pace, lo stesso non fanno i loro nemici, che sono poi i nemici di tutta la nazione e di tutto il popolo.

Nemici, non avversari, non prendiamoci in giro con le parole.

Nemici perché sono ostili e sul piede di guerra, perché odiano e agiscono strategicamente.

La minaccia della dittatura Pci-Trilaterale o dell’oligarchia tecno usuraia mondialista (che è esattamente le stessa cosa) è sì denunciata da molti ma pare più trattarsi di un concetto ideologizzato o di un’immagine di riferimento che non di una realtà compresa appieno e con la quale si sia pensato di fare i conti. Al massimo sembra che si pensi a loro come gli esponenti di un partito vincibile nel confronto pubblico. Cosa rappresentano, cos’hanno dietro, pochi ne hanno un’idea precisa; l’avessero si spaventerebbero.

Temo, anzi direi che ne sono sicuro, che non si abbia la percezione esatta della potenza, dell’odio, della ferocia, della slealtà e dei mezzi di cui dispone il nemico.

E nemmeno della sua mentalità.

Essendo in programma la riedizione di Nos belles années de plomb in Francia e dovendo aggiornarla mi sono tuffato proprio in questi giorni nella lettura di tutti i dati, gli elementi e le prove che inchiodano il partito stragista e le cellule della tensione: ovverosia il partito comunista-trilaterale con tutto il suo gene partigiano e le sue coperture internazionali(ste) a maggior lode dell’Antico Testamento e del comunismo mistico.

Siamo in presenza di un dispositivo formidabile, con stati maggiori, relazioni gerarchiche e differenze funzionali da far rabbrividire.

E chi pensi che parliamo al passato sbaglierebbe: centrati i loro obiettivi costoro hanno solo fatto un passo più in su nella scala. A loro non serve più il terrorismo non perché non siano più terroristi ma perché non gli è più indispensabile praticarlo, così come accade in certe città dove la Mafia non chiede più il pizzo ma offre i locali in franchising perché già li possiede.

Non serve necessariamente il terrore ma questa gente, che si muove con metodi, modi e schemi che corrispondono perfettamente alla teoria del Caos, è terrorista per indole e per fanatismo mistico.

E sta lì, pronta, con ogni arma spianata.

Non facciamo come ad Azincourt!

Questo nemico è all’opera e sta eliminandoci come popolo, come nazione, come cultura, come civiltà e perfino nella natalità e nella demografia.

E come si pensa di combatterlo, con le regole del suo gioco?

Magari avanzando, come i cavalieri francesi ad Azincourt che ritenevano di poter vincere gli archi inglesi con il proprio coraggio andando all’attacco? Ma finendo decimati, stipularono la fine della cavalleria mentre il nemico, cinico e non cavalleresco, completava l’opera sterminando prigionieri e feriti.

No; il nemico forte e potente si affronta con incursioni improvvise e irregolari e con l’allargamento dei fronti.Con la logica delle macchie di leopardo e con la strategia infettiva del virus.

Nel 1968 il partito comunista sciolse la sua federazione giovanile e la lasciò confluire nel movimento degli studenti per essere più efficace. Era certo che le convinzioni e la preparazione dei quadri avrebbero consentito a quest’operazione di svolgersi senza troppe perdite.

Per fare qualcosa di analogo si dovrebbe però ragionare in modo strategico.

Si racconta che Togliatti abbia detto “attenzione ai fascisti, essi fanno in tre giorni quello che noi facciamo in tre anni”. Autentica o no, questa citazione corrisponde al vero.

Ma c’è il rovescio della medaglia di questo entusiastico volontarismo soggettivista; manca del tutto – nel neofascismo, nel fascismo non sempre – una visione oggettiva e funzionale che consenta non solo di solidificare e capitalizzare ma anche di fare programmi organici e finalizzati.

Perché, diciamocelo onestamente, tra i neofascisti, i postfascisti e i fascisti della seconda metà del secondo millennio e dell’inizio del terzo si programma sempre sulla base di quel che si ha raggiunto. E adesso? Ci si chiede. E si passa ad una tappa successiva che qualcuno centra e molti no. Ma se questo può talvolta andare bene per la crescita fisiologica di un organismo ed ha un’efficacia sia pure limitata in un gioco in cui si parte alla pari, tipo Monopoli o Risiko, non consente però mai in una contesa asimmetrica di assumere la posizione da cui tenere uno sguardo strategico.

Muoversi giorno dopo giorno senza la snellezza delle piccole formazioni, farlo senza una distribuzione organica di ruoli e di funzioni tra entità distinte,   trascina obbligatoriamente nella dimensione dello spontaneismo tattico. Chi dovrebbe scagliar frecce e fare incursioni a gatto selvaggio si ritrova così senz’altra scelta nell’obbligo di guidare colonne in mezzo alle foreste lasciando ai signori del terrore l’iniziativa sul come e quando colpire.

Cos’accadrà adesso?

So che tra poche ore, per effetto dei risultati del gioco elettorale, qualcuno sarà euforico e qualcun altro abbattuto e che quanto scrivo parrà a entrambi intempestivo, freddo o inadeguato.

Ma è un allarme necessario perché corrisponde al grande problema cui ci troviamo di fronte con urgenza.

Certo, può sempre succedere un miracolo; che poi contempla tre condizioni che devono verificarsi tutte insieme, ovvero una grande affermazione di Grillo, una grande ripresa di Berlusconi e l’incagliamento di Monti sotto il quorum necessario per entrare in Parlamento.

Altrimenti la dittatura comunista-trilaterale partirà come un rullo compressore e allora ci troveremo di fronte a due sole possibilità di cui non so proprio quale sia la peggiore.

1) Il dispositivo repressivo partirà a pieno regime e, vi giuro, non avete nemmeno la più pallida idea di cosa si tratti. Gli assaggi di questo primo anno che vi hanno giustamente scandalizzati (l’arresto e la condanna di Zippo, gli arresti di Napoli e quelli di Stormfront) rispetto a quando la repressione marciava a pieno regime sono prove di autentico garantismo. Purtroppo non scherzo affatto, conosco più di una persona che ha trascorso dai quattro agli otto anni in prigione prima di essere stata assolta e non vi parlo nemmeno degli indizi su cui si sono fondate centinaia di condanne, non solo quella “di Stato” della strage di Bologna. E tutto questo potrebbe persino essere poco rispetto a quanto può attenderci da un momento all’altro.

2) Malgrado l’odio incommensurabile che provano nei nostri confronti – e che a nulla serve denunciare come ingiusto perché è giusto che ci sia l’ingiustizia contro cui combattere e non contro cui frignare – malgrado quest’odio, dicevo, essi potrebbero soprassedere perché hanno altro da fare e, vistici alla prova in questi venti anni di clamorose possibilità fallite, ora ci considerano innocui.

Vedremo. Io temo una lunga e brutta quaresima durante la quale a nulla servirà, se non a neutralizzarci ulteriormente, qualsiasi autocompiacimento e qualsiasi soddisfazione di sé.

E se anche in qualche caso potranno essere giustificati non è concesso indugiarvi e men che meno distrarsi o divenirne tronfi perché il mirino è già puntato e il fucile è carico.

All’erta, quantomeno!

Fonte: www.norepoter.org

http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=19044:intanto-massima-attenzione&catid=7:alterview&Itemid=13

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