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“LA PROSSIMA A DESTRA”: PRESENTAZIONE CON IMPREVISTO

Ci si è messo di mezzo un guasto al treno che lo stava portando a Verona ad impedire l’arrivo in orario di Francesco Storace. Peccato. Spiace per la quarantina scarsa di persone che si sono ritrovate al Bar Liston 12 per assistere alla presentazione del libro “LA PROSSIMA DESTRA”, autobiografia del politico di Cassino.

In mancanza del protagonista dell’incontro, l’On. Storace appunto, la mancata presentazione del libro (ovviata solo parzialmente da un intervento del responsabile della linea politica di Progetto Nazionale, Manuel Negri, che si è speso sinteticamente sui contenuti del testo), per volontà degli organizzatori si è trasformata in uno scambio di vedute su una famiglia politica dispersa in mille rivoli. Parola quindi sia al tavolo dei relatori, sia ad alcuni ospiti in sala; Massimo Mariotti, Massimo Piubello, Andrea Miglioranzi, Piero Puschiavo, Vittorio di Dio, Costantino Turrini, hanno esposto al pubblico, chi la propria personale esperienza politica, chi le proprie delusioni, le proprie idee e le aspettative circa il futuro della destra politica italiana, chi il ruolo di Progetto Nazionale come alleato del Fare di Tosi (“sentinelle anti-sinistra” come ha riportato il quotidiano L’Arena).

Deludente, per chi scrive, dover registrare il ricorrente e comodo ritornello sul tradimento finiano, che scarica su di un unico soggetto le responsabilità che probabilmente andrebbero ragionate e ripartite in misura più ampia tra una intera classe politica post missina (ma questo è solo il punto di vista di chi scrive).

Molto più interessante ho trovato il pensiero di chi (più d’uno) ritiene che il futuro politico lo si debba ricostruire rinunciando a riporre fiducia in chi già ha mancato le prove a cui è stato chiamato; niente deleghe a chi non può rappresentarci; rimboccarsi le maniche, fare da sé, camminare con le proprie gambe (“Ma voi di che partito siete?”, quante volte lo abbiamo sentito e lo sentiamo…), ripartire dal basso, dagli amministratori locali, da chi è a contatto con la gente e ci mette la faccia tutti i giorni, nel bene e nel male; e questo, a prescindere da sigle e/o appartenenze e senza pretendere d’avere la bacchetta magica per rimettere insieme i cocci di qualcosa che s’è rotto…nel suo piccolo Progetto Nazionale c’è e si dà da fare, con umiltà, con realismo, con pragmatismo, senza dimenticare da dove veniamo e senza rinunciare ad essere noi stessi.

Luca Zampini

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L’articolo del quotidiano L’Arena

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