SERGIO RAMELLI: NON SI CANCELLA IL RICORDO!

Esattamente trentotto anni fa moriva dopo lunga agonia il giovane Sergio Ramelli, massacrato a colpi di chiave inglese dalla canaglia comunista. Venne assassinato due volte: dalla mano degli esecutori e dall’ignavia (e spesso dalla compiacenza) degli omologati e dei vili.

Verona, lo ricorda da circa cinque lustri con una via a lui dedicata nella zona della stazione ferroviaria, dove da allora i camerati omaggiano la figura di Sergio, e con lui simbolicamente tutti gli altri nostri caduti di quella che fu una strisciante guerra civile a bassa intensità.

Lo scorso anno, sul muro di Via Ramelli campeggiava uno striscione che recitava così:

“Forse è destino che gli uomini di coraggio muoiano uccisi dai vili”…quanta verità in quella frase!

Lasciamo qui ad uno scritto odierno di Gabriele Adinolfi il ricordo di Sergio.

Baltikum

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Sergio Ramelli

(scritto da Gabriele Adinolfi; lunedì 29 aprile 2013)

29 aprile 1975

Il giovane Sergio doveva subire una lezione: aveva osato sostenere in classe che il comunismo negava la libertà. Bisognava fargliela vedere a quel bugiardo! E fu così che un commando di Avanguardia Operaia composto in buona parte da studenti di medicina lo attese sotto casa il 13 marzo.

Venne massacrato, fatto a pezzi, lasciato agonizzante.

Una lunga, atroce agonia di ben sette settimane.

Il 28 aprile, il giorno prima che morisse, durante una manifestazione rossa il corteo sostò davanti a casa Ramelli e l’imbrattò di scritte di rivendicazione dell’aggressione, aggiungendovi l’ultimatum per il fratello: deve lasciare Milano nelle 48 ore.

Il 29 si concludeva l’agonia di Sergio. Come la notizia della sua morte giunse al consiglio comunale molti dei consiglieri scattarono in piedi battendo le mani: quel bastardo di un fascista alla fine ce l’aveva fatta a morire!

Ai suoi funerali quattro giovani che salutarono il feretro romanamente vennero denunciati per apologia di fascismo.

Giusto, bisogna dare una bella lezione di democrazia.

E bisogna finirla con i fascisti che non hanno diritto di parola. E poi perché mai dovrebbero avere quello di vivere?

Poi purtroppo quei bastardi tennero botta, non si lasciarono assassinare impunemente e riuscirono perfino a non farsi sconfiggere politicamente.

Per fortuna ora, soprattutto grazie al Presidente della Repubblica, un po’ di sano antifascismo è ritornato e si potrà tornare ai tempi gloriosi dell’antifascismo militante che a chi osa criticare il sol dell’avvenire sa bene come rispondere per chiudergli definitivamente la bocca.

Fonte: http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=19435:sergio-ramelli&catid=8:storiaasorte&Itemid=19

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