VINCENZO MUCCIOLI, EROE ITALIANO

Parlare di droga oggi, nel 2021, ha senso. A fornire drammatica attualità alla piaga della droga – dopo il boom negli anni ’70 e ’80 – è il ritorno allarmante dei consumi e dei tipi di droga.

Spunto per tornare sul tema, verso cui Progetto Nazionale ha sempre mantenuto alta l’attenzione, ce lo offre un recente docufilm uscito per Netflix, che vorrebbe offrire una panoramica sulla comunità di San Patrignano e sul suo fondatore Vincenzo Muccioli. La serie ha suscitato alcune polemiche. Sull’argomento interviene anche il nostro Matteo Tinelli. 

VINCENZO MUCCIOLI, EROE ITALIANO

Ho da poco finito di vedere “SanPa”, il tanto discusso documentario Netflix su San Patrignano ed il suo fondatore Vincenzo Muccioli.

Da un punto di vista “cinematografico”, tempi, musiche, recupero documentale dell’epoca, montaggio, è indiscutibilmente un ottimo lavoro! Il colosso americano dello streaming, si conferma eccellenza anche per produzioni minori.

Sul messaggio, o meglio, il non messaggio che lascia ho parecchi sassolini da togliermi…

Già, perché gli autori il messaggio che la droga da qualunque parte la si guardi è sempre e solo MERDA, non si preoccupano di ribadirlo in maniera martellante, preferiscono infangare (ancora una volta) Vincenzo Muccioli.

Nonostante fossi poco più di un bambino, il tritacarne mediatico a cui è stato sottoposto, lo ricordo eccome, e il riproporlo, con un rancore, una cattiveria ancora così viva di chi lo ha riproposto, non me lo spiego. Perché l’attrice principale è lei, l’eroina! Senza di lei, San Patrignano non sarebbe neppure sorta!

Racconta uno degli intervistati, negli anni ’70 la gioventù era divisa tra Cuori Rossi e Cuori Neri, “poi è arrivata la brown sugar a sedarci tutti”. E ci si chiede, dove era lo Stato? In uno dei periodi più complicati del secondo dopo guerra, quello degli opposti estremismi appunto, non credo che l’arrivo dell’eroina fosse scollegato dall’assenza dello Stato, anzi, lo Stato era arrivato, a mio parere, proprio per “sedarci tutti”!

Un arrivo così massiccio di droga, di questa droga, e tutta la devastazione sociale che ha procurato, è quanto meno sospetto.

E che fa Vincenzo Muccioli di fronte al rischio di veder scomparire un’intera generazione di giovani italiani? Non piange, non chiede aiuto a nessuno, ma mette a disposizione quello che ha per provare a disintossicare gli eroinomani. Con successo.

Si, ci sono stati suicidi nella comunità ed anche un omicidio e le vite, tutte, sono preziose. Quindi? Era la giusta alternativa chiudere tutto e spedire i tossicodipendenti in altre comunità (sovvenzionate da famigliari, SanPa era gratuita) dove dall’eroina si passava a diventare schiavi del Metadone e del Valium?

La Comuità era cresciuta troppo e Muccioli non ne aveva più il controllo…voleva strafare”. La speranza è contagiosa ed inarrestabile…se quei ragazzi hanno visto in San Patrigano l’unica via per tornare a vivere, era giusto togliere loro la speranza e lasciarli morire un buco alla volta?

Non sto dicendo che Vincenzo Muccioli potesse agire al di sopra delle legge, ma per i processi vi è sempre tempo e bisogna contestualizzare il momento storico in cui tutto questo è accaduto.

Sono nato nel 1980 alla periferia della tristemente nota Bangkok d’Italia. Da bambino schivare le siringhe per andare a scuola, le poche che rimanevano, perchè gli anziani del paese alla 7 della mattina erano per strada a raccoglierle, era ahimè la normalità.

Genitori picchiati dai figli per avere soldi per le dosi, su ogni tg, tutte le sere.

Ricordo bene anche le interviste alle madri dei figli ospiti della Comunità e il loro grido di difesa a sostegno di Muccioli…nell’innocenza della mia infanzia chiesi a mia madre il perché quelle donne erano così disperate: “Spero di non provarlo mai”, mi rispose. Trentanni dopo da padre aggiungo, lo spero anche io!

Era guerra, era macelleria sociale.

Ma la guerra alla droga in Italia non è finita con la morte di Vincenzo Muccioli, la droga si è moltiplicata in mille altre sfaccettature, ancora più pericolose dell’eroina stessa.

E gli stessi giornalisti che hanno innalzato Muccioli alle stelle prima, scaricandolo all’Inferno poi, sono gli stessi che oggi venerano l’oracolo di Secondigliano, che nella sua follia vorrebbe legalizzare TUTTE le droghe, siano esse leggere o pesanti.

Do però a Netflix 2 meriti:

  • ho sempre considerato Red Ronnie un coglione…dall’intervista nel documentario e tutto quello che sta facendo per ricordare Muccioli, diciamo che coglione resta, ma mi sta più simpatico. La loro, un’amicizia vera e sincera. Chapeaux!
  • Senza questo documentario, per quanto controverso e viziato, la figura di Muccioli ce l’eravamo dimenticata. Tutti. Cogliamone l’opportunità.

Termino qui con uno scritto che ho trovato sulla pagina facebook “Nicolini Racconti di Pugili” perché credo che sinteticamente dica veramente tutto su Vicenzo Muccioli e su San Patrignano,

Quando tutto va a fuoco, uomini come Vincenzo Muccioli si prendono la responsabilità di spegnere le fiamme. Poi ci sarà chi dirà che aveva rubato l’acqua o che poteva fare attenzione al roseto ma, nel frattempo, il grosso della tragedia è evitato”.

Matteo Tinelli

Progetto Nazionale – Verona

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