Le maldestre “cooperanti” ritornano in patria, grazie ad una cifra esorbitante che sembra essere stata sborsata dal governo italiano per riprendercele dalle mani dei jihadisti siriani, nonostante che le due portatrici di pace lombarde sembrassero essere “pappa e ciccia” con i terroristi.
Pappa e ciccia scarseggiano invece per ben dieci milioni di Italiani che, tra precari, disoccupati, cassaintegrati, rappresentano coloro che hanno problemi con il lavoro. In base a questo dato, uno studio dell’Eurostat sul terzo trimestre 2014, ci dice che ben 3,6 milioni di Italiani sono scoraggiati e hanno smesso di cercare un impiego.
Si tratta di una potenziale forza lavoro inattiva e disillusa, la quale però, vista anche la grande disponibilità di tempo, avrà sicuramente seguito l’Odissea delle due incoscienti volontarie e avrà visto come il ministro Gentiloni si sia trasformato in una sorta di “SOS tata”. Commenta a caldo il nostro affabile ministro degli Esteri:
“Considero inaccettabile che qualcuno abbia detto che Vanessa e Greta se la siano cercata. L’Italia ha bisogno di questi cooperanti e di questi volontari”.
No, l’Italia non ha assolutamente bisogno di questo tipo di cooperanti e di volontarie.
Se un riscatto è stato pagato, la cifra versata sarebbe davvero vergognosa, soprattutto per un Paese in ginocchio come l’Italia. Sarebbero soldi sottratti a cittadini oberati di tasse, a quei poveri 3,6 milioni di depressi che seduti in vestaglia davanti alla tv sentono Gentiloni parlare di “imprudenza” delle due. E poi hanno anche chiesto scusa, vero sig. Ministro? Bacetto e pace fatta, l’importante è che ora siano con le loro famiglie.
Non sono invece con le loro famiglie i due fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. O meglio Latorre per ora è a casa, ma solo grazie ad un ischemia che lo ha costretto ad un intervento dal quale è convalescente e quindi impossibilitato a ritornare in India.
Eppure i due marò stanno passando quello che stanno passando perché si trovavano a svolgere un servizio anti-pirateria, stavano svolgendo la loro professione, non avevano deciso di andare a provare emozioni forti in India e la loro situazione è purtroppo ancora vergognosamente irrisolta.
Per fortuna la vicenda delle due non ha provocato morti come successe nel caso di Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto rapita nel 2004 in Iraq e liberata un mese dopo, grazie al sacrificio del funzionario del Sismi Nicola Calipari che perse la vita per proteggerla e a 4,6 milioni di euro sborsati dall’Italia.
Nonostante abbiano messo piede in Italia da qualche ora, le due simpatiche canaglie hanno fatto sapere di non voler smettere di fare volontariato. E che lo facessero pure, visti i numerosissimi casi di situazioni disperate in Italia, potrebbero sbizzarrirsi e sarebbe anzi il caso che lo facessero obbligatoriamente. Sì perché scusarsi non basta, se la loro vocazione è quella di fare del bene, potrebbero dimostrarlo al loro Paese, svolgendo attività nel sociale per un periodo di tempo stabilito da un giudice e senza tanti giornalisti al seguito.
Purtroppo la pecca dei media è stata quella di assediare le case delle volontarie in attesa di un commento a caldo, cosa assolutamente non necessaria. Qui non si tratta di due eroine, ma di due persone che hanno agito nel modo più assurdo possibile e che ora devono riflettere seriamente sul loro operato e su cosa il loro comportamento incosciente avrebbe potuto causare e su cosa ha causato.
Purtroppo la vicenda di Greta e Vanessa ha tutte le caratteristiche per far ingrassare le pagine dei giornali e l’audience dei talk show, dove probabilmente le vedremo presto, grazie a dettagli succulenti contornati dal sempre gettonatissimo alone di tragedia a lieto fine, così caro ai media. I nostri Italiani scoraggiati invece, fanno notizia per quei trenta secondi che servono a dirla, subito prima dei consigli di cucina. Oggi “triglie al sugo” e quei disgraziati nessuno se li ricorda più.
La soluzione “gentilona” del “tutto è bene quel che finisce bene” non piace però ad alcuni magistrati che sul web ritengono che sulle due “signorine della Siria”, come le chiamano i magistrati in questione, si possa applicare l’articolo 2043 del codice civile sul risarcimento per fatto illecito che dice quanto segue: «Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno». Il fatto di non aver avvertito del viaggio in zona dichiaratamente a rischio, facendosene un baffo dei divieti imposti dalle autorità , fa sì che le due abbiano commesso un atto illecito.
Se quanto dicono i magistrati è applicabile, è giusto che si proceda contro Greta Ramelli e Vanessa Marzullo anche per evitare che fatti patetici ma dannosi come questo si ripetano.
Se questo fattaccio fosse successo in Svizzera, Germania o Giappone, sarebbe stato chiesto l’indennizzo alle famiglie.
E forse anche i familiari di queste due ragazze incoscienti comincerebbero a capire che educare i propri figli al rispetto delle regole è importante e sacrosanto e che la vita è un bene prezioso, da impiegare al meglio.
Lo sanno i nostri 3,6 milioni di scoraggiati, che hanno spento il computer sui loro sogni, in silenzio e che sono ostaggi di un qualcosa che annienta lentamente e senza avvertire nessuno e per i quali al momento nessuno ha intenzione di pagare alcun riscatto.
Emma Stepan