EBOLA: EMERGENZA INTERNAZIONALE E POLITICHE “CELESTIALI”

Come diceva Bruce Lee, a focalizzarsi su un dito puntato ci si perde tutta la “celestialità” della scena.

Per questo prima di parlare di Ebola, che più che un dito puntato è una minaccia incombente e terribile, non possiamo perderci la celestialità di un Angelino Alfano che, dopo aver bisticciato con tutti per aver pronunciato indebitamente la parola “vu cumprà”, corre a lavarsi la bocca col sapone e poi gongola per il famoso primato di accoglienza unanimemente riconosciuto all’Italia.

Intanto gli stati africani, universalmente noti per l’efficienza e la tempestività delle misure igienico-sanitarie, chiudono le frontiere alla Nigeria, culla del terribile virus.

L’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) l’8 agosto 2014 dichiara emergenza sanitaria internazionale l’epidemia in Africa e registra un nuovo focolaio nel Congo, il quale si aggiunge così ai paesi dell’Africa Occidentale affetti dall’epidemia: Guinea, Liberia e Sierra Leone, oltre alla nominata Nigeria.

L’OMS ribadisce anche il basso rischio di trasmissione in Italia e in Europa, in relazione alle misure di prevenzione attuate.

In ogni caso il Ministero della Salute ha ordinato una circolare per i propri Uffici di Sanità Aerea e Marittima e di Frontiera e per gli Assessorati regionali alla sanità, nella quale si raccomanda di differire viaggi non strettamente necessari verso i paesi affetti.

Alla circolare sono allegati fogliettini informativi da distribuire ai viaggiatori e poster da affiggere negli aeroporti e porti, con raccomandazioni del tipo: lavarsi sempre le mani, non mangiare carne di animali selvatici, lavare e sbucciare frutta e verdura.

Ma non era più prudente, visto che si lascia alla decisione personale valutare la necessità o meno di recarsi nei paesi colpiti, mettere almeno in quarantena chi decide di recarvisi e poi ritornare in patria? O questo secondo il ministro Beatrice Lorenzin, avrebbe creato inutili allarmismi?

L’ineffabile Lorenzin appare infatti molto preoccupata per questi inutili allarmismi e, dopo averne energicamente sventato uno che aveva preso piede via rete e dava la presenza della terribile infezione fra gli sbarcati a Lampedusa, dichiarava: «Nessun rischio di contagio di virus Ebola in Italia. C’è un problema molto serio nei Paesi dell’Africa interessati, che è un problema dovuto essenzialmente a condizioni igienico-sanitarie che sono, a dir poco, fuori da ogni criterio dei Paesi più sviluppati e delle norme regolarmente applicate. L’Ebola si contrae per contatto di fluidi corporei, quindi toccando i cadaveri (…) Comunque l’Italia si è allertata (…). Siamo arrivati prima degli altri, l’abbiamo fatto in modo silenzioso, come si fa in questi casi per non creare allarme, abbiamo allertato gli aeroporti, le compagnie aeree, il personale navigante, i porti, che ormai da mesi fanno controlli sui passeggeri che arrivano dalle zone interessate. Per quanto riguarda l’operazione dei rifugiati (Mare Nostrum ndr), dal 21 giugno abbiamo iniziato una serie di controlli e predisposto anche in un caso dei sistemi per fare quarantena in mare (…).»

Ora a parte lo svarione che il contagio da virus Ebola sia un problema dovuto essenzialmente a condizioni igienico-sanitarie fuori criterio, affermare che Ebola si contragga toccando i cadaveri e non soprattutto venendo semplicemente a contatto con fluidi corporei di persone infette, fa rabbrividire e ci riporta ad uno dei problemi più grossi che abbiamo in questo Paese, quello dell’immigrazione clandestina.

“Comunque l’Italia si è allertata” dice il Ministro.

Ora, impareggiabile Lorenzin, guarda anche lei la televisione come noi? Li ha visti i cadaveri che vengono sbarcati a mucchi dagli operatori difesi soltanto da una mascherina inadeguata, come denuncia lo Siap (sindacato di Polizia), e da guantini in lattice?

Queste tutele, d’altra parte, non hanno impedito neppure il contagio della tubercolosi, contratta da agenti di polizia operativi in Sicilia. Il Sindacato denuncia anche che il test riguardante questa malattia è facoltativo per coloro che sono impegnati nel soccorso dei migranti.

Il segretario del Siap, Gregorio Bonsignore, ha fatto sapere di aver chiesto al Governo che venisse impegnata la Croce Rossa per scoprire i soggetti ammalati e farli curare secondo il protocollo, ma la risposta è stata che non c’erano risorse.

È comunque un fatto acclarato dall’Ordine dei Medici che ci sia stato negli ultimi mesi un incremento di malattie infettive che in Europa erano quasi del tutto debellate. Spiega la dottoressa Maria Tirassi del  Dipartimento di Sanità pubblica della Federico II: «In alcune nazioni da cui provengono i migranti, alcune patologie come la tubercolosi e la meningite, che da noi sono quasi del tutto scomparse, sono endemiche e silenti nell’individuo. Questi virus, con i climi più freddi, possono acutizzarsi e diffondersi».

A rischiare sono gli infermieri, i medici, il personale sanitario e gli agenti di Polizia che nelle operazioni di soccorso dei migranti non sono cautelati a sufficienza. Anche il Coordinamento Nazionale Infermieri ha espresso forte preoccupazione in merito.

Ma Lorenzin dichiara “Nessun rischio di contagio da virus Ebola in Italia” (se non toccate i cadaveri).

Anche il professor Aldo Morrone, Primario di Medicina delle Migrazioni dell’IFO San Gallicano di Roma, conforta la sicurezza granitica di Lorenzin: «Il nostro paese , già da dicembre 2013, durante la prima epidemia documentata da virus Ebola, ha attivato, in collaborazione con OMS e European Center for Desease Control, una rete di sorveglianza internazionale e di sentinella epidemiologica. È stato fatto proprio per contrastare la diffusione di qualsiasi virus che potesse arrivare, Ebola compreso, sul nostro territorio. Non c’è allo stato attuale nessun rischio che qualche individuo contagiato da virus Ebola, possa raggiungere l’Italia senza che le autorità sanitarie ne vengano a conoscenza».

Il contagio in Italia, sempre secondo il Ministero della sanità, sarebbe molto improbabile anche perché non esistono voli diretti da quei Paesi e per quelli indiretti fidiamo sui controlli di altri Paesi europei. Per quel che concerne gli immigrati irregolari provenienti dalle coste africane via mare, la durata di questi viaggi fa sì che persone imbarcatesi mentre la malattia era in incubazione, manifesterebbero i sintomi durante la navigazione e sarebbero valutati per lo stato sanitario prima dello sbarco, grazie a Mare Nostrum.

Un ufficiale di rango risponde ad alcune domande de Il Giornale: «Ci hanno spiegato che i migranti che soccorriamo non possono essere infetti da Ebola. La malattia ha un’incubazione di 21 giorni. Quindi quelli che imbarchiamo sui nostri mezzi al centro del Mediterraneo non possono averla. Chi l’ha contratta nei Paesi in cui è stata segnalata l’epidemia è già morto prima di imbarcarsi dalle coste libiche». Ma se un contagiato l’avesse trasmessa durante il periodo in attesa dell’imbarco, prima di morire? «Il contagio è improbabile. – continua l’ufficiale – Comunque il migrante che segnala febbre alta e astenia viene messo subito in isolamento».

Il Giornale trae la seguente conclusione “Il problema più serio per gli uomini della Marina non sono i migranti a bordo dei barconi, sono quelli che vengono portati a terra dai mercantili. L’alto numero e la mancanza di controlli preventivi operati a bordo, fa di questi migranti un evidente rischio epidemiologico. Insomma, il rischio che qualche migrante possa sfuggire al calcolo probabilistico legato ai tempi di incubazione di Ebola c’è eccome”.

È importante aggiungere che questo vale sia per Ebola che per qualsiasi altro tipo di malattia infettiva.

Lorenzin comunque se ne esce così: «Propongo una medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica alla Marina Militare per il concreto lavoro e la sicurezza offerti all’Italia e all’Europa (…) Premieremo anche Croce Rossa e forze di Polizia».

Avevamo bisogno di eroi per supplire ai disservizi? Abbiamo trovato anche quelli.

È ancora la celestialità di cui parla Bruce Lee e che non possiamo proprio perderci.

Intanto un vaccino tutto italiano è stato sperimentato con successo del 100% sulle scimmie e sta per essere sperimentato sugli umani volontari. I lotti vengono prodotti a Pomezia.

Dietro questo successo ci sono una cinquantina di ricercatori italiani. Una ricerca iniziata in Svizzera, perché in Italia non si trovavano i finanziamenti.

Chissà se Lorenzin pensa già a qualche medaglia anche per gli eroi della ricerca in questo Paese.

Emma Stepan

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