FUGGONO DA FAME E MISERIA: SONO GIOVANI, MASCHI, FORTI E SANI!

Nel numero di oggi, il maggior quotidiano locale, L’Arena, ci rende edotti della storia personale di uno dei tanti, troppi, richiedenti asilo che giungono in Italia e nella nostra provincia (“Sheik, un viaggio lungo otto mesi. «La Virtus mi ha dato speranza»). È la storia “fortunata” di Sheik Sibi, dal Gambia, che grazie alle sue doti calcistiche andrà ad irrobustire il serbatoio della Virtus, società sportiva impegnata anche nella cosiddetta solidarietà, guidata da Luigi Fresco.

La storia di Sheik Sibi, ospitato nella struttura di Costagrande (territorio di Grezzana, ma nell’immediata vicinanza del territorio del capoluogo scaligero) è paradigmatica.

Un lunghissimo viaggio, durato mesi, per giungere il Libia e di qui approdare a Lampedusa e poi a Verona. Viaggio affrontato con la speranza di approdare nel Belpaese, per «sfuggire alla povertà, alla fame, alle ingiustizie del suo Paese», coltivando il sogno di fare il calciatore. Già, perché Sibi, in Gambia a calcio ci giocava: «in un campionato locale di buon livello» come lui stesso racconta, così come racconta che guardava in tv «il calcio italiano, la Juve, il Milan, il Napoli, ma soprattutto la Champions League», sognando di diventare giocatore professionista: potere della globalizzazione che in tempo reale trasferisce i miti fondanti della nostra civiltà…

Sulla situazione sociale, economica e politica del Gambia, Sibi, che parla inglese (il Gambia è ex colonia britannica) glissa: «Non voglio parlare della situazione del Gambia, si trovano molte notizie su internet e sui giornali, non c’è bisogno che lo ripeta». Seguiamo la sua preziosa indicazione e cercando su internet e sui giornali, non è che esca del piccolissimo Paese africano (che fino al 2013 faceva parte del Commonwelth ed oggi è uno Stato islamico) un quadro molto dissimile a tanti altri Paesi dell’Africa subsahariana; ergo tutti quelli che patiscono povertà, fame e che sono a rischio di violazioni dei diritti umani possono trovar posto da noi (nessuno dei notabili che si occupano “solo di immigrazione” ci ha mai detto quanto sia la soglia massima di accoglienza…così come nessuno parla della bomba demografica subsahariana), meglio se potenziali futuri campioni del calcio.

Sibi è un ragazzo poco meno che ventenne, forte e sano: una risorsa…sicuramente una risorsa in meno per il suo Paese! Una risorsa per l’Italia invece è ancora tutto da dimostrare.

Sarebbe interessante sapere anche quanto è costato a Sibi questo viaggio, a prescindere dal coraggio, dalla forza e dall’intraprendenza nell’affrontarlo…

A me, leggendo di questa storia, viene in mente una frase che circolava lo scorso mese sui  social network, frase inizialmente ed erroneamente attribuita al comico Giobbe Covatta (poi smentita dall’amministratore delle pagine twitter e facebook dell’attore), impegnato come testimonial AMREF (grande organizzazione sanitaria no profit presente in Africa) e soggetto non certo arruolabile tra le fila dei populismi o di tutti gli altri “ismi” con cui si vorrebbe escludere dal dibattito, se non addirittura dalla cittadinanza politica (e non solo), quelli che vedono nell’immigrazione non un bene, ma una sconfitta per tutti (e nelle metodiche con cui viene affrontata, anche una una sciagura).

La frase in questione, non attribuibile appunto al Covatta, ma di cui condivido e rilancio il messaggio, è la seguente: «Quando vedo sbarcare questi con ‘sti fisici, capisco che l’Europa non ha capito niente della situazione in Africa. Ci sono milioni di persone che non riuscirebbero ad affrontare una passeggiata di cento metri, tanto sono malridotti, figuriamoci una traversata. Senza contare che col costo di un imbarco, ci vivrebbero in mille per un mese. Stiamo facendo ponti d’oro a gente che non lo merita, quando basterebbe investire una metà di ciò che si spende all’anno per sistemare questi trecentomila, per salvarne milioni in Africa. Ma capisco che certe realtà è meglio non vederle, soprattutto perché non fanno comodo agli interessi politici ed economici di nessuno».

Con buona pace della solidarietà «anche senza contributi» alla “Gigi” Fresco.

Luca Zampini – Coordinatore provinciale Progetto Nazionale

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