LEGALIZZARE LA CANNABIS PER COMBATTERE IL CRIMINE ORGANIZZATO: L’ENNESIMA BUGIA DEGLI UTILI IDIOTI

Dopo aver affrontato in un recente altro articolo “C’è cannabis e cannabis, c’è modello di società e modello di società” (https://www.progettonazionaleverona.it/ce-cannabis-cannabis-ce-modello-societa-modello-societa/) il tema dell’aspetto curativo di alcune varietà botaniche, torniamo con questo scritto alla questione della liberalizzazione della cannabis, vista sotto un’altra ottica, fermi sulla nostra posizione di netto rifiuto, come strumento di potere e arma di distruzione e distrazione di massa!

Con l’arrivo alla Camera del Ddl sulla legalizzazione della cannabis, si è scatenato il tormentone dell’estate per la politica italiana, anche se il voto sul ddl medesimo slitterà a settembre.

I pro e i contro sono dibattuti senza tregua, e se da un lato il testo presentato dal vice presidente della Camera Giacchetti viene bombardato da migliaia di emendamenti ostruzionistici, dall’altro, portavoce del “buonismo perfetto” come Roberto Saviano, tirano acqua al loro mulino tramite improbabili video che li vedono improvvisarsi fumatori di cannabis, mentre ci raccontano perché andrebbe legalizzata, sventolando la bandiera della lotta alla mafia.

Dobbiamo però staccarci per un momento dall’attuale contesa politica e strumentalizzante per capire meglio di cosa si sta parlando in concreto.

Il buon Saviano nel suo video, con sottofondo musicale rockettaro, ci dice che di droghe leggere non si muore e che però la liberalizzazione toglierebbe grande potere alle mafie.

Probabilmente di droghe leggere non si morrà, ma un medico esperto come il Dr. Cinquini, noto per aver trattato con successo pazienti con cannabis sotto la sua responsabilità, è tra i primi ad allontanare la legalizzazione della cannabis dallo studio e la diffusione dei cannabinoidi a scopo curativo per esempio, proprio perché la cannabis a scopo ricreativo è collegata a numerosi casi di disturbi mentali e malattie  dovute ai suoi effetti tossici che renderebbero la sua liberalizzazione costituzionalmente impossibile per il nostro paese.

Della stessa opinione è il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri che su La Stampa ha dichiarato: «Penso che uno stato democratico non si possa permettere il lusso di liberalizzare ciò che provoca danni alla salute dei cittadini».

Gratteri si dice profondamente contrario alla liberalizzazione delle droghe leggere, non soltanto per una questione etica ma anche perché – e qui veniamo alla tanto sbandierata lotta alle mafie – il guadagno che si sottrarrebbe alla mafia è irrisorio rispetto a quanto la criminalità trae dal traffico di cocaina ed eroina. Il procuratore di Catanzaro fa un esempio pratico in termini di costi per la coltivazione della canapa, riscontrando che, anche dopo l’esperimento fatto a Modena della creazione di alcune serre, un grammo di droga costerebbe dodici euro, tre volte in più rispetto al mercato nero, che si rivelerebbe quindi più conveniente. Gratteri delinea inoltre il profilo di uno Stato che, liberalizzando le droghe leggere, si troverebbe a doverle vendere ai minorenni e ciò non sarebbe costituzionalmente accettabile.

Per rafforzare queste tesi, riportiamo un discorso che fece il compianto Paolo Borsellino in merito: « La legalizzazione di stupefacenti non rappresenta un buon elemento per combattere la mafia perché non si deve stabilire un’equazione assoluta tra mafia e traffico di stupefacenti. La mafia esisteva molto prima del traffico di stupefacenti e se il traffico scomparirà, la mafia continuerà ad esistere. Perché l’essenza della mafia non è il traffico di stupefacenti.

I primi trafficanti di stupefacenti in Italia furono i contrabbandieri di tabacchi. È vero che il business più importante è il traffico di stupefacenti, ma la legalizzazione del consumo di droga non elimina affatto il mercato clandestino, anzi avviene che le categorie più deboli e meno protette, saranno le prime ad essere investite dal mercato clandestino.

Riuscite voi ad immaginare un minore che entra in farmacia a comprarsi una dose di droga? Alla luce dei nostri principi costituzionali, una cosa del genere in Italia non è possibile.

Resterebbe poi un’altra fascia di traffico clandestino, quello delle droghe micidiali che lo Stato per lo stesso motivo non potrebbe mai liberalizzare. Si incrementeranno quindi nel mercato clandestino droghe come il Crack e poi il mercato clandestino investirebbe coloro che non vogliono essere individuati o schedati e ovviamente i minori.

È da dilettanti di criminologia pensare che liberalizzando il traffico delle droghe sparirebbe il traffico clandestino.

Ammesso per assurdo che questa liberalizzazione, oltre ai danni enormi citati, potesse levare questo artiglio dalle unghie della mafia, la mafia, che non è solo traffico di stupefacenti, riconvertirebbe pesantemente le sue attività ad altri settori.

Oggi tra l’altro i proventi del traffico di stupefacenti sono diminuiti perché la mafia, che una volta raffinava, non raffina più dal momento che i paesi dell’oriente hanno imparato a raffinare. Naturalmente la mafia ci ha perso un grosso guadagno. Ha quindi perso di potenza? No. Si è riversata pesantemente nel campo degli appalti e dell’edilizia.»

Questa la posizione di due autorevoli servitori dello Stato, di ieri e di oggi – Borsellino e Gratteri – impegnati in prima linea nella lotta alla mafia e al crimine organizzato.

Anche la politica istituzionale, pure essa divisa trasversalmente sull’argomento, non fa mancare ferma contrarietà all’ipotesi della legalizzazione della cannabis. Menzioniamo qui l’esempio dei rappresentanti in Regione Veneto del movimento FARE, reiteratamente e strumentalmente accusato (per questioni di concorrenza e “marketing elettorale”) da esponenti locali del centrodestra (Lega e FdI in primis) di essere indirizzato a sinistra e organico a Renzi e al suo governo.

Giova qui menzionare il fatto che contro il provvedimento sulla legalizzazione della cannabis si è schierato in maniera decisa anche il capogruppo regionale della Lista Tosi, Stefano Casali, affermando: «Un governo di distruzione di massa che conferma il suo operato con l’annuncio della legalizzazione delle droghe leggere contro cui ci schieriamo fermamente».

Bene hanno fatto gli altri consiglieri regionali legati a Flavio Tosi, quali Andrea Bassi, Giovanna Negro e Maurizio Conte che non sono restati a guardare ma si sono espressi in merito a questo Ddl come l’ennesima azione fallimentare di questo governo: «Dopo il Decreto Cirinnà sulle unioni civili (ed esser pronto a far adottare i bambini alle coppie gay), dopo aver contribuito a far regredire l’economia italiana, rendendola sempre meno competitiva (tant’è vero che gli investitori stranieri sono sempre meno e quelli nostrani fuggono dal Paese per investire all’estero), l’opera fallimentare e distruttiva di questo governo prosegue, mettendo in pericolo la salute delle famiglie e di quei soggetti deboli per cui l’utilizzo delle droghe leggere potrebbe rivelarsi un vero trampolino nel vuoto della dipendenza. Non esistono droghe leggere, le droghe in quanto tali creano dipendenze e siamo allibiti di quanto sta accadendo a Roma. Ci mettiamo di traverso anche solo alla discussione di un provvedimento simile, che porterà soltanto rischi per la salute degli Italiani».

Mentre Gratteri si interroga sull’eccesso di costi per creare delle serre adibite alla coltivazione di una droga leggera “legale”, il magnate ungherese George Soros (vicino ai radicali italiani), la vede invece come una fonte per nuovi equilibri di mercato.

Il fallimento del governo americano nella guerra alla droga ha aperto le porte ad un esplicito sostegno della legalizzazione della cannabis e Soros sembra esserne il portavoce per eccellenza, attraverso finanziamenti milionari a svariate organizzazioni antiproibizionistiche, fino a crearne una tutta sua.

E se nella lista degli elementi fallimentari di questo governo, acutamente stilata dai consiglieri tosiani troviamo il decreto Cirinnà sulle unioni civili, l’indebolimento dell’economia e ora la liberalizzazione delle droghe leggere, non possiamo non notare, anche per quanto messo in evidenza dalla stampa internazionale, la presenza costante di Soros riguardo ognuna di queste tematiche.

È evidente il tentativo di affermare ancora una volta la supremazia e gli interessi economici di potenti personalità internazionali che riescono a manovrare, dominandole, le scelte politiche dei governi.

Per chi come noi crede nel primato della politica sull’economia, è un preciso dovere di smascherare queste manovre, supportate da false sirene buoniste, e riportare le responsabilità di scelte fondamentali per la salute e il benessere delle persone nelle mani di una politica ispirata unicamente a principi etici e rigore intellettuale.

Emma Stepan – Progetto Nazionale Verona

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