“POLEMICA KYENGE”: TANTO FUMO NIENTE ARROSTO

Lettera aperta

Oggetto: “POLEMICA KYENGE”: TANTO FUMO NIENTE ARROSTO

Verona, 4 agosto 2013

Oggi è il giorno della visita in città del Ministro “bi-nazionale” (lei s’è definita per metà italiana e per metà congolese) Cécile Kashetu Kyenge; la presenza del Ministro all’Integrazione ha dato il là ad una serie di polemiche, ma non per i motivi della sua presenza a Verona (l’inaugurazione della African Summer School e successivo intervento alla Festa del Pd di Quinzano), quanto per le proposte politiche in materia di immigrazione di cui la Kyenge si fa latrice.

Anche oggi sui quotidiani locali molta visibilità agli aspetti marginali della polemica politica, insulti, lettere minatorie di mitomani, tensioni, allerta sicurezza, città blindata e così via di nullità in nullità.

Non manca l’ampio spazio per la Kyenge che può cosi ammanire i lettori con la solita lezioncina professoral-istituzionale molto politically correct sul rispetto dei ruoli, il rispetto di qua il rispetto di là, etc. etc.; peccato che il Ministro con i suoi dichiarati propositi sull’abrogazione del reato di clandestinità e sulla concessione dello ius soli (unitamente ad altre uscite insulse che suonano come un misto di accuse e minacce indirette, del tipo «l’Italia è un paese meticcio», «la priorità è il ringiovanimento demografico dell’Italia» ovviamente attraverso l’immigrazione e l’automatica regolarizzazione, «È urgente dare il diritto di voto agli immigrati. E vedrete, poi le cose cambieranno», «il problema da affrontare è il razzismo sommerso», «una delle proposte che intendo portare avanti sarà la garanzia di accesso per i migranti ai posti nella pubblica amministrazione», «per troppo tempo si è sottovalutato l’aspetto culturale dell’immigrazione e l’apporto che questa da al Paese»…) di rispetto per gli italiani e per la realtà italiana abbia dimostrato di averne ampiamente sotto la sufficienza.

A me pare che siano proprio certe dichiarazioni della sig.ra Kyenge ad avere il sapore di un “razzismo” latente, un “razzismo” anti-italiano, che ci considera gretti, ignoranti e nemici della diversità dei popoli (che proprio lo strumento dello ius soli andrebbe ad ammazzare!).

Ho forte la sensazione che dell’Italia e degli italiani (meglio degli italioti) la Kyenge abbia conosciuto e metabolizzato solo gli aspetti più deteriori (quelli che ne fanno un “Paese” anziché una Nazione), il vittimismo (come ha ben colto in un incisivo affondo il sindaco Flavio Tosi), il pietismo, l’ossessiva rivendicazione dei diritti, l’insofferenza, la presunzione, la doppiezza, la furbizia. Forse anche per questo è stata scelta come Ministro dell’Integrazione: un ottimo esempio.

Il Ministro Kyenge esige, giustamente, rispetto per la persona oltre che per il ruolo istituzionale che rappresenta: bene allora lei, proprio per il ruolo che ricopre, ha la possibilità di dare l’esempio, perché anche gli Italiani lo meritano, e perché gli esempi, se si vuole che vengano rispettati “in basso” devono partire dall’alto!

Invito quindi la sig.ra Kyenge, nella sua veste di Ministro, se ha rispetto per l’Italia e gli italiani, a riflettere sull’irresponsabilità e la pericolosità del suo messaggio lassista e buonista in tema d’immigrazione per una nazione come la nostra a proiezione principalmente mediterranea e su cui gravita quindi l’Africa con tutto il suo portato di conflitti, tensioni, sfruttamento e povertà.

Se proprio vuole ergersi ad apostola dell’Africa e degli africani, di ben altre priorità e ricette hanno bisogno quella terra e quei popoli, come le indica proprio stamane in un bel articolo («Ma la battaglia si vince se si fa impresa in Africa», L’Arena, pag. 9) un giovane imprenditore camerunense (l’unico che tra l’altro ha finora parlato dell’oggetto della visita a Verona della Kyenge), che si è laureato e formato professionalmente a Verona, tornato ora nella sua terra, il quale afferma: «(…) L’unico problema oggi per la imprenditorialità in Africa è da un lato l’accesso ai finanziamenti e dall’altro lato, per gli africani all’estero, la loro difficoltà di rinunciare ai loro privilegi»; il sig. Jean Francois Bassong chiude il suo intervento con un messaggio rivolto alla Kyenge che qualsiasi patriota potrebbe sottoscrivere: «Se vogliamo fare impresa in Africa e per l’Africa, dobbiamo sapere che bisognerà stare in Africa».

Cara Kyenge, da provincialotto quale sono, poco incline all’internazionalismo e all’ottimismo mondialista, le ripeto quella che da noi era una massima di saggezza contadina: «mogli e buoi dei paesi tuoi».

Luca Zampini

Progetto Nazionale -Verona

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One comment

  1. Di parole se ne potrebbero scrivere a fiumi ma con quale risultato ?????….si dice che ad un intelligente non serve dire niente ….ma al contrario?????
    Per un attimo proviamo a lasciare da parte il cavallo di troia ..che si sta adottando per portare la distruzione cattolica quì ove e radicata …da parte dell? ISLAM …ma perchè continuare a dare da mangiare a chi a fame quando e più semplice insegnare loro a procurarsene come abbiamo fatto noi ????
    all’ora si che forsele strane guerre di pensiero finirebbero

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