…e ci guadagnerebbero le banche!
LETTERA APERTA
Verona, sabato 11 ottobre 2014
Renzi, il prestigiatore, sembra voglia rifilarci un’altra delle sue furbate tipo quella degli 80€, ovvero un illusorio “guadagno” immediato che a conti fatti si rivela poi una perdita secca.
A furia di Tasi, Tari e addizionali regionali e comunali varie, dovreste ormai aver capito da dove arrivano i “mitici” 80€…
Davvero brillante questo Matteo Renzi, sempre con i soldi degli altri, ovviamente.
Ma quale sarebbe l’ultima renzianata?
Non sapendo più che pesci pigliare per affrontare il nodo della domanda interna – dopo che i famosi 80€ non hanno fornito alcuna spinta verso acquisti di beni e servizi – il lungimirante Renzi ha proposto di mettere mensilmente in busta paga il T.F.R. (Trattamento di Fine Rapporto), la meglio nota “liquidazione”: quella parte di retribuzione al lavoratore dipendente che viene erogata dal datore di lavoro una volta raggiunta l’età pensionabile, in caso di licenziamento (anche per giusta causa) o di dimissioni da parte del lavoratore stesso. Una buonuscita calcolata sulla base degli anni di attività svolta presso il datore di lavoro.
Per chi non lo sapesse, possa questo piacere o meno, il T.F.R. storicamente trae origine nel 1927 (21 aprile, allora Festa dei lavoratori), durante il V anno dell’èra fascista, nell’ambito della famosa Carta del Lavoro: «Nelle imprese a lavoro continuo il lavoratore ha diritto, in caso di cessazione dei rapporti di lavoro per licenziamento senza sua colpa, ad una indennità proporzionata agli anni di servizio. Tale indennità è dovuta anche in caso di morte del lavoratore» (Art. 17).
A parte il cenno storico, che per alcuni potrebbe risultare sgradito e/o imbarazzante, resta il fatto che, se la sciagurata proposta dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri si facesse concretamente strada, le imprese, già in notorie e pesantissime difficoltà (licenziamenti, delocalizzazioni, fallimenti, suicidi, etc.), dovrebbero privarsi di liquidità immobilizzata da immettere nel circuito commerciale al posto del governo; proprio quella liquidità (rappresentata appunto dal T.F.R.) che per le Piccole e Medie Imprese è diventata – causa la ormai pluriennale stretta creditizia – l’unica vera fonte di “autofinanziamento” a medio-lungo termine (impiegata per gli investimenti su impianti, macchinari, fabbricati…). Sottrarre linfa vitale per gli investimenti e dirottarla sui consumi, col bel risultato che le imprese sarebbero costrette ad indebitarsi ulteriormente con le banche e i lavoratori si troverebbero senza quella forma di previdenza complementare che è in sé il T.F.R. (con il suo rendimento garantito dalle rivalutazioni periodiche), ecco la geniale trovata di Renzi & co.!
Non bastava la crisi che morde incessantemente le carni degli italiani ormai da 6 anni, ci voleva anche uno a capo del governo che fa il gioco delle tre carte coi nostri soldi degli italiani!
Quando si immaginano “riforme” e soluzioni con l’unico orizzonte visuale quello di “razionalizzare”, di “risparmiare”, di “abbattere i costi”, quando si legifera in base ai soli ragionamenti utilitaristici, senza una visione strategica e organica, si fanno solo grossi danni, e questo governo a cui piace tanto il mercato e molto meno lo Stato e gli italiani, di danni ne sta facendo troppi.
Luca Zampini
Coordinatore provinciale
Progetto Nazionale – Verona